lunedì 28 aprile 2014

Nobrow #9



AA.VV., Nobrow Press, Londra (UK), aprile 2014, 128 pagine, colore, 219 x 310 mm, £ 15.

L'antologia Nobrow è la pubblicazione principale dell'omonima casa editrice londinese, che da qualche anno sta lasciando il segno nella scena europea del fumetto e dell'illustrazione, sia con i suoi libri, tra cui la serie Hilda di Luke Pearson vista anche da noi tramite Bao Publishing, che con le sue numerose iniziative, come il festival Elcaf. Dal sesto numero la rivista è diventata un volume brossurato di oltre 100 pagine diviso in due parti, con tanto di doppia copertina: una metà del libro è dedicata all'illustrazione, l'altra al fumetto. I contenuti della parte fumettistica sono a loro volta divisi tra i lavori di autori che gravitano nell'orbita Nobrow seguendo l'estetica della casa editrice, per grandi linee caratterizzata da disegni "carini", una rappresentazione geometrica della figura umana e un uso raffinato del colore, e alcune guest star che portano una ventata di eterogeneità e freschezza. Nei numeri 6 e 7, sicuramente i più riusciti finora, abbiamo così visto avvicendarsi cartoonist come Joseph Lambert, Brecht Vandenbroucke, Matthew Forsyhte, Michael DeForge, Till Hafenbrak, Kevin Huizenga, John Martz, Jesse Jacobs, Malachi Ward, Ana Albero, Jack Teagle, Paul Paetzel, Tom Gauld, Anders Nilsen, Eleanor Davis, Joost Swarte, Ethan Rilly. L'ottava uscita era invece un po' sotto tono sia per la componente illustrativa che per quella fumettistica e la scelta di puntare su autori emergenti invece che su nomi affermati non aveva pagato come nelle intenzioni degli editor Sam Arthur e Alex Spiro. 

Bianca Bagnarelli

Il nuovo numero, uscito in questi giorni e curato anche da Ben Newman in qualità di art director, è intitolato It's Oh So Quiet e ha come tema centrale il silenzio, che nella metà a fumetti viene ovviamente declinato senza uso di parole. Alcuni dei contributi, questa volta tutti equamente divisi in quattro pagine ciascuno, sono tra le cose migliori mai viste su Nobrow: penso per esempio al racconto iniziale di Jon McNaught, che con la sua atmosfera malinconica e la suddivisione delle vignette non può che ricordare Chris Ware, come a quelli di Bianca Bagnarelli e Arne Bellstorf, entrambi magistrali e ugualmente debitori a Ware, soprattutto per il modo in cui vengono descritti i particolari. Di ottimo livello anche i contributi di Jim Stoten, un vero saggio di creatività grafica iperdettagliata con quel tocco di psichedelia che non guasta mai, di Mikkel Sommer con una storia ironica e piacevole caratterizzata da un tratto piacevolmente off, di Kirsten Rothbart che in poche vignette delinea un bellissimo profilo di una rocker veramente alternativa e infine di Hellen Jo che mette in scena con assoluto cinismo un'invocazione a Lucifero.

Jim Stoten

La parte dedicata all'illustrazione risente invece di un'eccessiva omologazione a quell'estetica del "carino" di cui parlavo prima, che negli ultimi tempi si sta diffondendo in maniera capillare: ne abbiamo avuto e ne abbiamo tuttora esempio in Italia, purtroppo anche in pubblicazioni che venendo dall'underground mi aspetterei formalmente più complesse e aggressive. Il rischio di questa diffusione è quello di annoiare il fruitore, soprattutto per chi come me trova stucchevoli certe soluzioni grafiche. Certo, non è colpa della Nobrow se viene imitata in lungo e in largo, ma forse sarebbe ora che gli editor reagissero proponendo qualcosa di nuovo, in grado di rompere una forma ormai cristallizzata, tenendo anche conto che una cosa è ammirare il lavoro di Jon McNaught o Ben Newman e un altro è quello di avere a che fare con l'imitatore dell'imitatore degli stessi. In questo numero ci sono comunque anche a livello illustrativo contenuti piacevoli e altri che discostandosi dallo stile predominante risultano i migliori del lotto: mi riferisco in particolare alla strana marcia inscenata dall'olandese Merijn Hos, densa di atmosfere tra il surreale e lo psichedelico, e al contributo di Stephen Carcello, che raffigura uno scenario apocalittico ricco di suggestioni narrative.

Merijn Hos

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