sabato 31 maggio 2014

Soap Zine #3: Crazy Animals & Space Cats #1: The Beginning



Soap Zine, pubblicazione indipendente polacca con base a Cracovia, torna con un terzo numero di 36 pagine tutto incentrato sui "crazy animals", realizzato interamente da autori autoctoni e stampato in 125 esemplari. I contenuti sono spesso estemporanei, tanto che parecchi contributi sono di una sola pagina, ma la lettura è piacevole e sono parecchi i pezzi degni di nota. Prendiamo per esempio i lavori di Piotr Wymyslowski, in apertura e in chiusura di albo, che a uno stile grafico volutamente infantile uniscono dei testi brillanti, o anche la pagina di Anna Kaczmarczyk sul sesso tra criceti, o gli animaletti di Rybb che discutono su chi è il migliore dei Beatles, o la solita Renata Gąsiorowska che è la guest star del gruppo e si prende otto pagine per disegnare gli ospiti del suo Crazy Zoo Shop, come il cane infinito o la tartaruga frattale.


Space Cats è invece il divertente progetto solista di Jakub Grochola, editor di Soap Zine insieme a Szymon Szelc e qui autore unico di un albetto di 16 pagine in bianco e nero. Il tono è ironico, i disegni in stile cartoon e la storia racconta di un gruppo di gatti in grado, grazie a una macchina miracolosa, di trasformarsi in esseri a due zampe e di partire per lo spazio alla ricerca della pietra Kabo, acronimo per Kill All Bad Dogs. L'appendice Space Cats on Mars conferma il gusto per la gag demenziale ma sfoggia anche un disegno più elaborato. Attendiamo a questo punto il secondo numero della saga dei gatti spaziali e anche la quarta uscita di Soap Zine, che per la prima volta ospiterà artisti internazionali: le domande sono aperte fino al 28 luglio e qui trovate tutte le istruzioni per partecipare.
Intanto potete procurarvi questi due albi sullo shop on line di Soap Zine, al costo di 5 dollari ciascuno.

domenica 25 maggio 2014

Under Dark Weird Fantasy Grounds #1




AA.VV., Hollow Press, Italia, marzo 2014, 96 pagine, bianco e nero, brossurato, 29,5 x 21 cm, 18 euro.

Arriva dall'Italia ma potrebbe arrivare da qualsiasi parte del mondo. O forse Under Dark Weird Fantasy Grounds, la nuova antologia semestrale in lingua inglese curata da Michele Nitri e pubblicata in 700 copie dalla sua Hollow Press, proviene da qualche posto sconosciuto e minaccioso, come il centro della terra o l'inferno, che sembrano essere le principali ambientazioni dei fumetti di Mat Brinkman, Miguel Angel Martin, Tetsunori Tawaraya, Ratigher e Paolo Massagli.
L'eccellente prologo a questo tenebroso viaggio è realizzato da Mat Brinkman. Il membro fondatore di Fort Thunder, autore di Multiforce e Teratoid Heights, da queste parti è una sorta di guest star, dato che al momento non è certo un cartoonist prolifico. Di recente lo abbiamo visto collaborare al Monster della Hidden Fortress Press di Paul Lyons (qui la mia recensione) e lo ammireremo a breve sul quinto numero di Weird. Cretin Keep on Creepin' Creek racconta le avventure di un braccio animato e dalle fattezze mostruose, che, dopo essere uscito dal barattolo in cui era imprigionato, viene torturato dalle strane creature che popolano un oscuro scantinato. I testi sono del tutto assenti, mentre come sempre i disegni sono viscerali, apparentemente crudi ma in realtà complessi e raffinati. C'è anche una struttura più definita rispetto ad altri fumetti di Brinkman e un dinamismo che non è mai stato così efficace: questa volta è l'autore a guidare l'occhio del lettore, che non è più libero di muoversi in diversi punti della pagina come accadeva in Multiforce. L'arte di Brinkman cresce di anno in anno e raggiunge vertici inarrivabili quando le piccole vignette fanno strada a panoramiche più ampie. Come per tutti gli altri fumetti in UDWFG questa è una prima parte, con un seguito previsto nel secondo numero. Sono solo sei tavole, ma fatte benissimo.




Anche Miguel Angel Martin e Ratigher scelgono un'ambientazione claustrofobica. Si tratta di due storie tra loro simili, in cui i personaggi si muovono in uno scenario che potrebbe essere un dungeon di un qualsiasi gioco di ruolo. Ma The Emanation Machine e Five Mantles sono tutto tranne che classiche storie fantasy. Nella prima l'arte e lo storytelling di Martin sono ai massimi livelli. Una strana creatura muore lasciando ai due protagonisti un oggetto misterioso. E' la chiave per l'emanation machine, una "fantasia subumana". In realtà il tema principale della storia, come spesso accade nei fumetti del cartoonist spagnolo, è il sesso, declinato nelle sue accezioni più malate. Ogni azione o evento a cui assistiamo è una metafora di una pratica o di una perversione sessuale, dando vita con un procedimento di accumulo a una sensazione di claustrofobia condivisa anche dal fumetto di Ratigher, ambientato in una serie di tunnel. 




In Five Mantles i protagonisti cercano una via di uscita dall'oscurità. Non sanno perché si trovano nel sottosuolo, dato che sono privi di memoria. Hanno però dalla loro dei mantelli magici che possono aiutarli a combattere le difficoltà che si trovano di fronte. Il finale a sorpresa sviluppa la storia in una direzione ben precisa e ci lascia la curiosità di leggere il seguito.
L'opera di Ratigher è tra le cinque qui presenti quella più ricca di testo e più strutturata dal punto di vista narrativo. Il suo stile è influenzato dai manga, mentre quello dell'unico autore giapponese della raccolta, Tetsunori Tawaraya, guarda meno ai fumetti e più alla tradizione dei monster movies. The High Bridge è una storia muta che ritrae con notevole potenza visiva gli scontri tra creature mostruose in uno scenario marino. Nella maggior parte delle vignette gli sfondi sono del tutto assenti a favore delle figure, su cui Tawaraya si concentra con stupefacente abilità.




La caratteristica a mio parere più importante di UDWFG è che tutti i fumetti condividono la stessa sensibilità ma che al tempo stesso ogni autore ha il suo personalissimo stile. E ciò è confermato da Paolo Massagli, che realizza il lavoro più strutturalmente libero dell'antologia. Hell è un'esplorazione delle terre infernali, delineate più in chiave fantasy che horror. Le pagine sono dominate dalla bianca pelle della protagonista, una giovane donna morta in circostanze misteriose e la cui anima va in cerca di un cuore, forse per fuggire dall'inferno o magari per tornare a vivere. Come nel caso di Tawaraya gli sfondi sono trascurati a favore dei corpi, ma qui al centro dell'attenzione non ci sono ali, corna e tentacoli ma seni, labbra, occhi e lunghe ciglia, regalandoci quel tocco di sensualità che mancava finora.
E' raro dopo aver letto un'antologia rimanere con una sensazione ben definita. Tutte le storie di UDWFG, invece, lasciano un senso di paura, mistero e meraviglia. E ovviamente il desiderio di leggere il secondo numero, in uscita a fine settembre.

sabato 17 maggio 2014

Comics Workbook Magazine



Comics Workbook è il sito di Frank Santoro, che oltre a ospitare fumetti creati appositamente da artisti come Simon Hanselmann, Oliver East e Aidan Koch, serve anche come vetrina per gli studenti del corso di fumetto per corrispondenza organizzato dallo stesso autore di Cold Heat, Storeyville e Pompeii. Dall'anno scorso ha esordito un'estensione cartacea del sito, Comics Workbook Magazine, supervisionata dallo stesso Santoro e coordinata da Andrew White (qui la recensione del suo We Will Remain), con l'aiuto di Zach Mason come assistente editoriale. I tre numeri finora pubblicati, con cadenza più o meno bimestrale e reperibili sul sito del negozio di Pittsburgh Copacetic Comics, presentano nelle 16 pagine di ciascuna uscita fumetti brevi, interviste, saggi e, nel'ultimo numero, la trascrizione dell'incontro tra Dash Shaw, autore di Bottomless Belly Button e New School, e lo stesso Santoro in occasione della Small Press Expo del settembre scorso. 
Tra i fumetti spiccano quelli di Oliver East e Derik Badman, che evidenziano l'influenza della teoria della "griglia", caposaldo degli insegnamenti di Santoro: il primo suddivide la tavola in otto vignette senza disegnarne i contorni, il secondo la divide invece in dodici parti contrapponendo le foto utilizzate nella prima pagina alle riproduzioni disegnate della seconda. Il magazine dà anche la possibilità di ammirare il lavoro di due autori da tenere assolutamente d'occhio, ossia Sasha Steinberg, artista eclettico e originale, curatore dell'antologia Queerotica e ideatore del progetto po(p)litico Stonewall, e Jen Rickert, qui presente con suggestivi haiku in quattro vignette, espressione di una tendenza minore ma interessantissima dell'attuale panorama indie, in cui i disegni sono semplici e anche crudi, a tratti naif, mentre i testi utilizzano il linguaggio della lettera, del diario, della biografia e della poesia.


I protagonisti delle interviste sono invece Sam Alden, Lala Albert, Annie Mok e il vincitore del Comics Workbook Composition Competition 2013 Dave Ortega. Tra i saggi segnalo due divertenti riflessioni di Dorothy Berry su Nancy di Ernie Bushmiller, mentre i contributi di Whit Taylor e Warren Craghead, intitolati rispettivamente 10 Things I've Learned from Becoming a Cartoonist e Arts Funding for Comics, saranno senz'altro utili agli artisti all'ascolto, insieme all'interessantissima intervista a Ed Luce, che ci spiega nel dettaglio come dà materialmente forma alla sua serie Wuvable Oaf, recentemente acquisita da Fantagraphics. Comics Workbook Magazine è al momento insieme a Studygroup la rivista più interessante dell'attuale panorama indie statunitense. E chissà che un giorno, aumentando la foliazione, non possa diventare un nuovo Comics Journal...


mercoledì 7 maggio 2014

Truth Is Fragmentary




di Gabrielle Bell, Uncivilized Books, Minneapolis (USA), maggio 2014, 176 pagine b/n e colore, brossurato, 6 x 9 pollici, $ 19.99.

Una decina di anni fa Gabrielle Bell pubblicava i suoi fumetti nelle migliori antologie dell'epoca. Quando nel 2004 uscì il quinto numero di Kramers Ergot, la sua Cecil and Jordan in New York, poi adattata per il grande schermo da Michel Gondry nel film collettivo Tokyo!, era una delle punte di diamante del fondamentale volume curato da Sammy Harkham. L'anno successivo la Fantagraphics lanciò Mome e in copertina c'era proprio un'illustrazione della Bell, tratta da I Feel Nothing, racconto che inaugurava un'antologia che ha ospitato i migliori cartoonist statunitensi. Nel 2006 non poteva mancare poi il suo contributo a un'altra seminale pubblicazione del periodo, Drawn & Quarterly ShowcaseLa storia, apparsa nel quarto numero, fu poi ristampata insieme alle altre appena citate nel volume Cecil & Jordan in New York, a mio paere l'apice della produzione dell'autrice insieme allo scintillante The Voyeurs, uscito nel 2012 e che ha inaugurato il rapporto con la Uncivilized Books di Tom Kaczynski. E sempre per la Uncivilized sta per uscire il nuovo Truth Is Fragmentary, che sarà presentato in anteprima il 10 e l'11 maggio al Toronto Comic Arts Festival.



Se i racconti di Cecil and Jordan sono meno definiti e lasciano intuire l'origine personale senza però proporsi come preciso resoconto della vita quotidiana, quelle di The Voyeurs e di Truth Is Fragmentary rappresentano invece in maniera esemplare la produzione diaristica tipica della Bell, vista nelle diverse incarnazioni della sua serie Lucky. Il volume raccoglie una serie di fumetti visti in rete o sotto forma di mini-comics dal 2010 all'anno scorso e che si dividono grosso modo in due categorie: la prima è costituita dai reportage dalle convention, la seconda dalla serie July, in cui ogni anno viene raccontato l'intero mese di luglio. Il lettore si trova così a viaggiare dalla Svezia alla Francia per poi sperimentare la caldissima estate di Brooklyn, ripartire per il festival Fumetto di Lucerna, tornare ancora negli Stati Uniti, fare tappa all'Oslo Comic Expo e in un casale isolato fuori New York, concludendo l'itinerario con una tappa in Colombia per il festival Entreviñetas. Pagina dopo pagina incontriamo cartoonist, amici, coinquilini, orsi, cani e assistiamo a momenti di riflessione su temi esistenziali e artistici, in cui la protagonista/narratrice si chiede spesso che senso abbia fare fumetti autobiografici, constatando che la pretesa di un realismo totale è impossibile. Da qui il titolo del libro, ripreso da un'introduzione a un'opera di Tennessee Williams.



Proprio queste riflessioni costituiscono uno dei temi principali del libro, che si concentra in maniera più significativa sulla metanarrazione, mentre The Voyeurs era più diario fine a se stesso e dava conto di un periodo più vivace nella vita dell'autrice, ricco di relazioni sentimentali, eventi intriganti, aneddoti originali. Tuttavia anche se non raggiunge le vette del precedente, Truth Is Fragmentary è una lettura piacevole, in cui la Bell conferma la sua propensione a raccontare se stessa con leggerezza, mostrando sì le sue idiosincrasie e ossessioni, ma senza mettersi a nudo come farebbero per esempio Chester Brown o Joe Matt. D'altronde quest'ultima soluzione non sarebbe nelle sue corde,  dato che il suo stile tende non tanto a rivelare il proprio vissuto intimo quanto a riportare l'insensatezza della vita quotidiana, inserendo di tanto in tanto momenti surreali, come quando viene descritta una prossima apocalisse, oppure compaiono dei gatti fantasma o un orso guida il camioncino dei gelati. Sono questi i passaggi più riusciti, insieme ad alcune variazioni stilistiche e di contenuto che costituiscono piacevoli novità rispetto alla forma abituale. Non a caso gli episodi migliori sono a mio parere July 2013, in cui vengono messi da parte sia il tema metanarrativo che l'obbligo di disegnare una tavola al giorno, e il reportage dalla Colombia, che prendendo spunto da Montaigne viene riportato da un'immaginaria assistente, regalando freschezza e originalità al racconto.


martedì 6 maggio 2014

Youth Is Wasted



di Noah Van Sciver, AdHouse Books, Richmond (Virginia, USA), giugno 2014, 112 pagine, softcover, 7" x 10", $ 14.95. 

"Noah Van Sciver viene dal passato. E' il tipo di cartoonist che si vedevano negli anni '80. Genuinamente interessato ai personaggi, alle storie e a fare fumetti. Se fosse stato in giro a quei tempi sarebbe stato una star. Il ragazzo ha talento. E' probabilmente il prossimo Clowes o Crumb o Brown". La frase che avete appena letto è di Seth, l'autore di Palookaville, ed è pubblicata sulla quarta di copertina di Youth Is Wasted, il nuovo libro di Noah Van Sciver, in uscita a giugno e di cui ho potuto leggere un'anteprima grazie a Chris Pitzer dell'Adhouse Books. Seth mette l'accento su un fatto importante: Noah Van Sciver è un autore interessato ai personaggi, alle storie e ai fumetti. Gli americani direbbero che è uno storyteller, cioè uno che sa raccontare storie. Fuori dagli sperimentalismi, dai colori sgargianti e dai flirt con gli altri media che sono il pane quotidiano dei cartoonist di oggi, Van Sciver si concentra sulla narrazione e disegna in funzione di essa. Inoltre è incredibilmente prolifico, dato che ha pubblicato e sta pubblicando di continuo albi, mini-comics, graphic novel, sketchbook e la serie antologica Blammo, arrivata l'anno scorso all'ottavo numero. Proprio da Blammo sono tratte la maggior parte delle storie di Youth Is Wasted, che ospita anche brevi comics già visti in antologie e 1999, pubblicata in un albo singolo, da tempo esaurito, per Retrofit Comics. Se The Hypo, una storia lunga dedicata al giovane Abraham Lincoln e uscita per Fantagraphics, è l'opera più impegnativa di Van Sciver sino a oggi, Youth is Wasted è una sorta di "best of" e il modo ideale per conoscere uno dei migliori cartoonist contemporanei.



Nella gran parte delle storie qui presenti Van Sciver disegna la sua abituale galleria di personaggi bruttini, sfigati, a tratti sporchi, spesso con un ghigno sulla faccia tendente alla stupidità, che agiscono in un anonimo spazio urbano. Di solito sono dei loser, come Anthony di Abby's Road, Jesus in Who are you Jesus e Mark in 1999, tre storie divertenti ma anche amare, che rappresentano alla perfezione la produzione tipica dell'autore, in cui protagonisti a volte sempliciotti, a volte cinici e rancorosi si arrabattano tra mestieri umili e relazioni senza speranza, facendosi sempre fregare da una donna più furba di loro. Eppure è difficile non provare simpatia nei loro confronti, forse perché si mostrano senza indossare maschere, mettendo alla luce pensieri e impulsi che tutti noi tendiamo a nascondere. Because I Have To è invece un pezzo più profondo, sempre incentrato su un protagonista che ce l'ha con il mondo ma che non cerca la risata del lettore, proponendo una riflessione sulla morte venata di malinconia.



In altre pagine prevale una lettura autobiografica più chiara, anche se l'elemento personale non è mai diaristico ma, attraverso uno sguardo sarcastico, si unisce a storie sentite in giro e alla semplice fiction. Dai suoi sketchbook, di cui ho già parlato qui, e dalle note al termine di questo volume sappiamo che il cartoonist di Denver ha rotto con una ragazza un paio di anni fa. E così in Expectations il protagonista è Kramer, che incontra la sua ex di lungo corso a una festa tra amici. I dialoghi sono vividi e sembrano quasi reali, anzi forse lo sono. Ma Van Sciver non cade mai nel realismo puro e semplice. In Expectations la scena del party è dominata dal fantastico paragone tra una rottura sentimentale e un trasloco ed è incastonata tra due visite a Okane Park, un parco costruito su un cimitero ispirato a un luogo reale di Denver e dove Kramer incontrerà un fantasma. L'ironia cinica e il bizzarro sono sempre dietro l'angolo, rendendo l'autore un degno erede della tradizione underground. 



In I Don't Love Anyone, ispirato a un sogno, il tema della rottura viene ripreso con grande efficacia in una sola pagina. La ragazza protagonista è ubriaca e ripensa al suo ex, torna a casa triste e sola, ma quando si mette a letto si rende conto che con quel ragazzo è finita da tempo e che è entrata nell'appartamento dove vivevano mesi prima, ormai abitato da qualcun altro. I Don't Love Anyone mostra anche uno stile diverso rispetto al solito, con un tratto più fino, un lettering volutamente femminile e una protagonista che sembra uscita da Love and Rockets. E' questa una delle prove più raffinate a livello grafico di Van Sciver, a testimoniare una crescita stilistica sempre più evidente. Non a caso è tratta dal numero più recente di Blammo, proprio come The Wolf and The Fox, il migliore dei tre fumetti a tema fiabesco presenti nel volume, ricco di linee, dettagli, cornici. Tra le prove più estemporanee e puramente divertenti spiccano invece Punks Vs. Lizards, uno scontro tra lucertole giganti che cercano di dominare il mondo e i punk ultimo baluardo dell'umanità, Roommates, un manifesto di astio e misantropia, e la spassosissima It Can Only Get Better, che immagina la vita agiata e lasciva di un autore di fumetti nell'Ottocento.
Fatevi un regalo, leggete Youth Is Wasted.