domenica 30 novembre 2014

Vortex





di William Cardini, Sparkplug Comics, Portland (Oregon, Usa), Ottobre 2014, 140 pagine, bianco e nero, $13.  

E' dal 2007 che William Cardini costruisce fumetto dopo fumetto il suo Hyperverse, un mondo bizzarro e irreale rappresentato attraverso soluzioni grafiche che ci portano contemporaneamente avanti verso un futuro fantascientifico e indietro all'era dell'Atari e del VIC-20. Pubblicato in una serie di quattro mini-comics, Vortex è stato ristampato recentemente in volume da Sparkplug, dando la possibilità di leggere questa epopea cosmica anche a chi come me aveva perso i singoli albi.
La storia vede protagonista il Miizzzard, un personaggio ricorrente dei fumetti ambientati nell'Hyperverse, che assume forme differenti a seconda delle epoche storiche in cui appare. La forma più ricorrente è quella di un mago da saga fantasy ed è sotto questo aspetto che si reca su un nuovo pianeta per investigare perché nonostante siano presenti degli iperraggi non ci sia traccia di nessuna iperstruttura (insomma, un bell'ipercasino). Arrivato lì, si confronta con una forma di vita aliena apparentemente ostile ma che in realtà ha lo scopo di reclutarlo per liberare una serie di entità, i Vortex appunto, dallo schiavismo dell'impero di Tolx. Per fare ciò dovrà introdursi in un'unità di controllo, intraprendendo un viaggio in un territorio oscuro pieno di figure psichedeliche in bianco e nero che ricordano le prime rappresentazioni in computer grafica del cyberspazio. 




A differenza che nei primi fumetti ambientati nell'Hyperverse, in Vortex Cardini ha abbandonato completamente matita e china per dedicarsi soltanto al disegno al computer. In particolare la spessa linea tremolante utilizzata per definire il protagonista Miizzzard e per suddividere le vignette è realizzata con Manga Studio, mentre la materia grigia formata da sostrati di linee e quadretti, che costituisce la gran parte delle altre figure e degli ambienti, è resa con Photoshop. Questo processo creativo dà vita a un universo alieno fatto di forme geometriche e schemi grafici, che come detto inizialmente ricorda più un videogioco vintage (o anche una versione underground e dark di Tron) che gli esotismi spaziali a cui ci hanno abituato film, telefilm e fumetti di fantascienza.
Questa realtà così straniante non nasconde comunque numerose influenze fumettistiche e letterarie. Il primo riferimento sono i fumetti cosmici della Marvel e della Dc Comics, dal solito Silver Surfer all'opera omnia di Jack Kirby, in particolare il Quarto Mondo e gli Eterni. La storia è impregnata anche di saghe fantasy e fantascientifiche, come conferma lo stesso autore in questa intervista con lo scrittore e giornalista David Z. Morris. Queste basi, derivanti in gran parte da letture adolescenziali, sono rivisitate attraverso una sensibilità che guarda all'underground degli ultimi vent'anni. D'altronde Mat Brinkman è dichiaratamente una figura fondamentale nella formazione di Cardini, che lo ha citato spesso come fonte d'ispirazione. Vortex è anche affascinante perché mette in fila pagine alla Fort Thunder seguendo un processo creativo e delle tecniche del tutto opposti a quelli viscerali e artigianali del gruppo di Providence.




Un altro paradosso di Vortex tira ancora in ballo Jack Kirby. The King ha riempito le pagine dei suoi Eterni di dispositivi tecnologici di ogni tipo, cavalcando una tendenza retrofuturista diffusissima in passato e volta a immaginare futuri e mondi alieni ipertecnologici. Kirby passava giornate a disegnare con matita e china navicelle spaziali, edifici avveniristici, dispositivi complessissimi. Adesso che di mondi fantascientifici ipertecnologici ne abbiamo visti a bizzeffe e che la tecnologia è parte del nostro quotidiano, Cardini utilizza un dispositivo tecnologico, anche se  ben più piccolo di quelli che riempivano le doppie pagine degli Eterni, per creare mondi spogli e desolati ricchi di figure astratte, che oggi sembrano ai nostri occhi ben più alieni di quelli immaginati da Kirby. Per approfondire le influenze di Kirby su Vortex (oltre che su By This You Shall Know Him di Jesse Jacobs e Forming di Jesse Moynihan, due letture altrettanto consigliate), vi rimando a questo interessante articolo di Robert Boyd sul blog The Great God Pan Is Dead.
Nonostante la dimensione di Vortex sia fantascientifica e i disegni vadano spesso a finire nell'astrattismo, nel fumetto di Cardini non manca una componente materiale legate al corpo. Anzi le lacerazioni corporee, le mutilazioni, le mutazioni rappresentano uno dei temi della storia sin dalle prime pagine. Il Miizzzard e i suoi antagonisti si danno battaglia in un susseguirsi di lesioni, morti apparenti, carne che si scioglie a terra come in un quadro di Dalì, mostri che rinascono dalla pancia del nemico in stile Alienscissioni, ricomposizioni corporee e antropofagia come se fossimo in un libro di mitologia greca. Le diverse prove e sofferenze accompagneranno il protagonista in un faticoso cammino verso la conclusione, quando per salvarsi dalla morte imminente tenterà di divorare l'energia di un intero pianeta. E se volete scoprire cosa succederà non vi resta che leggere Vortex oppure affacciarvi dalle parti dell'Hypercastle per scoprire se il Miizzzard è tornato a casa sano e salvo...



domenica 16 novembre 2014

I fumetti di Lucca Comics




Dell'ultima edizione di Lucca Comics & Games avrete ormai già letto in giro. Anche io ne ho parlato con un reportage "generalista" per Broken Frontier (in inglese), in cui mi sono concentrato soprattutto sugli incontri con Crumb e Shelton, sulle mostre allestite a Palazzo Ducale e sulle novità editoriali fruibili anche da lettori anglofoni. Se ve lo siete perso, vi consiglio inoltre la trascrizione dell'incontro di Crumb e Shelton con la stampa, riportata integralmente su Fumettologica. Un altro reportage degno di nota è quello di Smoky Man sul suo blog Smokyland, per cui ho fornito un po' di foto scattate in loco. Qui invece di fare le considerazioni - che poi sono più o meno le stesse ogni anno - sul "senso" del festival, sulla folla esagerata che arriva in città nel fine settimana (per fortuna che giovedì e venerdì si stava bene), sull'invasione dei cosplayer, preferisco concentrarmi sulle novità cartacee che più possono interessare chi ama il fumetto cosiddetto indie, con qualche digressione qua e là. L'occasione è buona anche per parlare di qualche realtà che in passato ho trascurato a favore di preferenze decisamente esterofile.





Collezione Crumb vol. 1: Kafka Dick Bukowski visti da me e Freak Brothers vol. 1: Idioti all'estero - Primi volumi delle nuove collane sui due mostri sacri dell'undeground statunitense, a opera di Comicon Edizioni. Era dai tempi delle Edizioni Nuova Frontiera che Crumb non riceveva un trattamento simile in Italia, anche se nemmeno in questo caso si tratta di una raccolta organica e cronologica del suo materiale (d'altronde sarebbe quasi impossibile realizzarla), quanto di una serie di volumi monografici. L'inizio è abbastanza insolito e poco... crumbiano. A mio parere sarebbe stato meglio partire con qualcosa che esprimesse i tratti distintivi dell'arte di Crumb, per esempio un Mr. Natural o un Fritz il Gatto, in modo da spingere più facilmente nuovi lettori all'acquisto di questo primo libro, che doveva servire da traino per l'intera collezione. Comicon ha invece scelto di iniziare dal rapporto dell'autore con la letteratura e in primis da Introducing Kafka (già vista in Italia prima per Feltrinelli e poi per Bollati Boringhieri), un'analisi della vita e dell'opera dello scrittore ceco con gli ottimi testi di David Zane Mairowitz e le illustrazioni del nostro, che occupa la gran parte di queste 248 pagine. Troviamo poi una serie di adattamenti tratti da Weirdo, come il celebre L'esperienza religiosa di Philip K. Dick, Frau Holle dei Fratelli Grimm, la fiaba Ricciolidoro e i tre orsi, Diario londinese di Sir James Boswell, Psychopatia Sexualis di von Krafft-Ebing, La Nausea di Sartre. Chiudono il volume sei pagine a tema Bukowski e un bel profilo di Crumb a opera di Luca Boschi. Tranne alcune occasioni in cui l'autore riscrive le opere originali a modo suo, la gran parte di questi Klassic Komic è abbastanza fedele all'originale, anche se ovviamente i disegni sono in puro stile Crumb, dal cartoon underground usato in Ricciolidoro al morboso stile ondeggiante della Nausea, fino al lungo e splendido lavoro fatto nel rendere la vita e le opere di Kafka.
Anche la prima puntata dei Freak Brothers unisce una scelta editoriale particolare all'assoluta qualità dei contenuti. Probabilmente la decisione di non iniziare dalle prime storie in bianco e nero di Gilbert Shelton, realizzate alla fine degli anni '60, ma di pubblicare subito Idioti all'estero, creata dall'autore texano insieme al compare Paul Mavrides a metà degli anni '80, è dovuta al fatto che questa è senz'altro l'avventura più strutturata dei Fratelli Freak, caratterizzata anche da un uso del colore che può attirare il lettore occasionale. Personalmente, non avendo mai letto in precedenza The Idiots Abroad, mi sono veramente divertito a ogni pagina di questo assurdo romanzo picaresco che è anche un'efficace satira dei totalitarismi, dei mass media e della tecnologia. Notevole la postfazione dello stesso Shelton, che ci racconta di persona la storia delle sue "favolose e pelosissime" creature.




Canicola Germania e Solitudine di Josephin Ritschel - Purtroppo non potrò essere a Bologna dal 20 al 23 novembre per Bilbolbul, festival che quest'anno rinasce con nuove date e un programma davvero notevole, soprattutto per quanto riguarda le mostre espositive: se avete la possibilità, non perdetelo assolutamente. Tra le varie mostre ce ne sono un paio curate da Canicola e dedicate agli autori tedeschi protagonisti delle uscite presentate in anteprima a Lucca. La prima è il dodicesimo numero dell'omonima antologia, che dopo un inizio dedicato a un gruppo abbastanza definito di autori italiani è diventata a tutti gli effetti una pubblicazione di ricerca, continuando in questo caso il filone inaugurato con la monografia sulla scena alternativa cinese. A rappresentare la Germania ci sono sette autori, da quella Aisha Franz già pubblicata con Alien a Paul Paetzel, che gli attenti lettori di questo blog già conosceranno come membro del collettivo berlinese Biografiktion e qui autore della coloratissima copertina. Più che una raccolta di storie come i precedenti, questo numero di Canicola è un catalogo della mostra del Bilbobul, e si concentra quindi non tanto sullo storytelling quanto sui contenuti visivi, tra cui spiccano l'elegante irriverenza di Paetzel, i caldi colori pastello di Sophia Martineck, l'astrattismo geometrico di Anne Vagt. Ottimo anche il contributo di Josephin Ritschel, di cui viene pubblicato in formato più ampio l'albetto Grandma Moses In Doses uscito quest'anno per la berlinese Re:Surgo! e che rappresenta al momento il suo apice artistico. La stessa Ritschel è autrice dell'altra uscita di Canicola legata alla Germania, Solitudine, un'allegoria catastrofista ispirata a L'Invasione degli Ultracorpi, ricca di splash-page che esaltano lo stile suggestivamente statico e legnoso dell'autrice.





Work - Restiamo a Bologna con la nuova antologia di casa Delebile, che ribadisce formula e formato delle precedenti Home e Mother, unendo autori autoctoni e ospiti stranieri attorno a un tema comune in un elegante libro brossurato di 142 pagine. La prima cosa che si nota è la qualità sempre crescente dei contributi degli autori di casa, che dimostrano di aver lavorato tanto in questi anni sulla costruzione delle storie e sullo stile. I diversi contributi possono piacere o meno, ma tutti hanno un loro valore intrinseco, cosa che non è scontata per un'antologia composta in larga parte da autori emergenti o quantomeno poco conosciuti dal grande pubblico. Tra lavori neorealisti (Paolo Cattaneo, Mateus Acioli, Cristina Portolano, il duo Nanfitò-Settimo) ed altri grosso modo riconducibili a un fantasy screziato da influenze manga (Nicolò Pellizzon, Ugo Schiesaro, Ilaria Boscia), le cose migliori riescono a chi fa emergere in poche pagine un'identità artistica ben precisa: penso per esempio ai saliscendi temporali di Lise e Talami (con tutta probabilità ispirati a Here di Richard McGuire), alle splendide matite di Silvia Rocchi, alla minimale tragicommedia di Melissa Mendes, alle ormai inconfondibili atmosfere di Bianca Bagnarelli. E non è finita qui: sempre in occasione di Bilbolbul, Delebile pubblicherà Hobo Mom, un albo di 60 pagine realizzato a quattro mani da Charles Forsman e Max De Radiguès, che avranno anche una mostra interamente dedicata alla loro collaborazione.




Under Dark Weird Fantasy Grounds #2 - Prosegue il viaggio della Hollow Press di Michele Nitri tra bui sottoscala, dungeon desolati e panorami infernali. Qui il luogo è il messaggio e le ambientazioni delle storie sono più importanti delle vicende narrate. Non che manchino i colpi di scena, perché questa seconda uscita riesce a sviluppare in maniera quasi stupefacente quelli che nel primo numero potevano sembrare semplici divertissment. Mat Brinkman per esempio continua a raccontare le vicissitudini della mano protagonista del suo Cretin: Keep on Creep'n Creek, con una soluzione alla Psycho di Hitchcock: l'apparente "personaggio" principale diventa vittima, finendo "in mano" a creature ben diverse da quelle viste finora. Il lettore viene trasportato da un'atmosfera alla Teratoid Heights verso nuovi e stuzzicanti scenari. La svolta di Tetsunori Tawaraya è forse ancora più stupefacente: i mostruosi personaggi, disegnati con il solito dettagliatissimo pointillisme underground, iniziano a parlare e fanno capire che dietro l'inesplicabile scontro tra mostri del primo episodio si celava un intreccio ben più complesso. Per il resto Miguel Angel Martin e Ratigher continuano a tessere le fila dei loro racconti, mentre Paolo Massagli realizza un'altra storia autoconclusiva nel suo personale Hell, pieno di mostri ma anche di nudi femminili e fast food... Ma siamo proprio sicuri di essere all'inferno?




Cocktails Pre-Dinner - La copertina e il tema di questo albetto bilingue di 48 pagine a colori pubblicato dallo Studio Pilar potrebbero far pensare a uno dei tanti progetti pseudo-alternativi che si vedono oggigiorno, carini carini carini ma in realtà tutto fumo e niente arrosto. Per fortuna non è così e le sei storie qui contenute, ognuna dedicata a un cocktail diverso, sono tutte degne di nota, rendendo l'antologia una delle migliori cose viste nella Self Area quest'anno. Chema Peral adatta l'Old Fashioned in forma di romanzo ottocentesco alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Andrea Mongia viaggia nel mondo di Mad Men per servire il suo Manhattan, Anna Deflorian (anche lei in mostra a Bilbolbul) inscena un Negroni sensuale e ambigo, Miro Denck disegna un Hemingway che beve un Daiquiri a Cuba, il Dottor Pira fa esplodere il suo Bronx in un trionfo di ruberie e sbruffonate, Giulia Tomai ci mostra gli effetti benefici ma illusori di un Margarita. La simpatica introduzione sulla storia del cocktail dà ulteriore unità a un progetto compatto e ben strutturato. E questo è soltanto il primo volume.




Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra di Ratigher - Chi bazzica on line già saprà tutto di come Ratigher si è autoprodotto e autopromosso questo libro attraverso il sito Prima o Mai. A Lucca il volume era disponibile presso Saldapress e GRRRzetic, che hanno acquistato un sostanzioso quantitativo di copie al momento della prevendita. Dettagli tecnici a parte, Le ragazzine è la storia di un'amicizia morbosa e ribelle, un Ghost World suonato punk in cui le protagoniste non si prendono gioco degli stilemi della cultura americana, come accadeva nel fumetto di Clowes, ma rifacendosi appunto ai punk usano in maniera rivoluzionaria gli strumenti del sistema e in particolare della medicina, sottoponendosi ad analisi ed esami di ogni tipo soltanto per provare qualcosa. Niente è fuori posto in queste pagine, che mostrano un autore completo e maturo ma che non perde in potenza e inventiva, come testimonia l'amore per le soluzioni narrative non convenzionali, a partire dalla scelta del titolo, una traduzione in parole dei flash-forward di Trama, e dall'uso del colore, più simbolico che realistico. Comprate e leggete questo libro finché siete in tempo.




Fun di Paolo Bacilieri - Come avevo anticipato, questa Lucca sono stato ospite dello stand Hollow Press e a un certo punto avevamo quasi tutti una copia dell'ultimo Bacilieri, che dalle nostre parti è stata una sorta di best-seller, anche se non credo che complessivamente abbia venduto le stesse copie dei libri di Zerocalcare e soprattutto di Sio (di cui non conoscevo l'esistenza fino a quando, dopo l'incontro con Crumb e Shelton all'Auditorium San Romano, non riuscivo più a rientrare nella Self Area per la fila di ragazzi a caccia di un suo sketch). Comunque non divaghiamo e veniamo a Fun, prima parte della storia delle parole crociate raccontate attraverso gli occhi di Zeno Porno e del professor Pippo Quester, intervallata dalla ristampa di alcune storie brevi realizzate da Bacilieri negli ultimi anni e già viste su pubblicazioni varie. Il libro, pubblicato da Coconino, si sviluppa su diversi livelli temporali e concettuali e se la parte storica funziona, quella ambientata nel presente è piuttosto debole e poco si lega alle storie brevi, contraddistinte dall'uso del colore. Tuttavia molti fili narrativi rimangono in sospeso e non resta che aspettare il secondo volume per un giudizio definitivo. Intanto godiamoci i disegni, meravigliosi soprattutto nelle pagine iniziali che descrivono con cura per i dettagli la New York degli anni Dieci, dove Arthur Wynne creò il primo cruciverba della storia.




Le avventure della fine dell'episodio, Imbroglio e La nuova pornografia di Lewis Trondheim. Grazie al solito Alberto Choukhadarian, che qui si è occupato della revisione dei testi, sono venuto a conoscenza della pubblicazione di questi mini-comics di Lewis Trondheim pubblicati da Proglo Edizioni. Non si tratta di materiale nuovo, dato che i primi due risalgono al 1995 e il terzo al 2006, ma di una doverosa edizione italiana di divertenti esperimenti fumettistici ingiustamente dimenticati. Le avventure, realizzato in collaborazione con il disegnatore Frank Le Gall, è una parodia del giallo e in particolare del murder mistery all'inglese, con un tocco francese alla Alain Resnais, giustamente citato nella postfazione di Raffaele Ventura. Non conosciamo i presupposti della storia, ma assistiamo direttamente a una continua successione di colpi di scena che vanno a esaurirsi nel nonsense. E alla fine non possiamo che sorridere e meravigliarci per il meccanismo a orologeria con cui Trondheim ha costruito questo fumetto. Anche l'impianto narrativo di Imbroglio potrebbe ricordare Resnais e in particolare il suo Melò, ma lo sviluppo è ben diverso. Come nel precedente, ci sono tre personaggi in una stanza ma questa volta invece di dover risolvere un caso complottano tra loro con una ripetizione continua di rivelazioni e morti apparenti, fino al divertentissimo epilogo. Di altro stampo, e a mio parere meno riuscito rispetto agli altri due, è La nuova pornografia, un esperimento esclusivamente grafico che raffigura il sesso e il voyeurismo attraverso una serie di immagini astratte. Chiudo con un plauso particolare per le postfazioni scritte in ogni albo da Raffaele Ventura: analitiche, sintetiche, sempre dritte al punto, erudite ma mai saccenti, rappresentano l'esempio della postfazione perfetta.