sabato 22 febbraio 2014

Brinkman, Ratigher, Massagli, Martin e Tawaraya in U.D.W.F.G.



Si chiama Under Dark Weird Fantasy Grounds una nuova rivista semestrale nata in Italia per iniziativa della Hollow Press di Michele Nitri, già attivo sul web come appassionato e collezionista di arte e fumetti. Il primo numero è in uscita a marzo e vede tra i collaboratori quel Mat Brinkman che è stato uno dei fondatori del collettivo Fort Thunder e di cui abbiamo già parlato brevemente su queste pagine in occasione della recensione dell’ultimo numero dell’antologia Monster. Oltre all’americano Brinkman (in apertura una sua tavola), troveranno spazio sulle 96 pagine della rivista gli italiani Ratigher e Paolo Massagli, lo spagnolo Miguel Angel Martin e il giapponese Tetsunori Tawaraya (sua l’immagine qui sotto). 


Il tutto al costo di 18 euro, in lingua inglese e in un’edizione limitata di 700 copie. Il genere dei racconti, autoconclusivi, sarà appunto il fantasy ma in un’accezione dark e underground, quindi molto violenta e cinica, che punterà a disturbare il lettore più che ad affascinarlo. Interessante anche il modo in cui Michele Nitri ha deciso di finanziare l’iniziativa, comprando tutte le tavole originali degli autori e mettendole in seguito in vendita sul web. Per ulteriori dettagli vi rimando all’anteprima che è stata pubblicata su Fumettologica qualche giorno fa, alla pagina Facebook e al sito del progetto, su cui sarà possibile ovviamente ordinare la rivista. Per ora è tutto, a risentirci tra qualche settimana per la recensione di U.D.W.F.G.


venerdì 14 febbraio 2014

š! #15



AA.VV., Kuš! Komiksi, Riga (Lettonia), novembre 2013, 164 pagg. a colori, A6, $14 (spese di spedizione incluse).

Le recensioni delle antologie di fumetti sono abbastanza simili tra loro e così questa volta per parlare di š! ho deciso di cambiare leggermente musica assegnando dei premi ai migliori contributi presenti in questa quindicesima uscita, dedicata ai gatti e pubblicata alla fine dello scorso novembre. Bando alle ciance dunque e iniziamo immediatamente, anche perché a fine febbraio uscirà già il nuovo numero, questa volta con tema i villaggi.
Best Cover - Beh, la copertina è una sola, tuttavia non si può evitare di citare la brillante idea degli editor David Schilter e Sanita Muižniece di affidare la confezione del volume all'illustratore lettone Edgars Folks, classe '51, che poco ha a che fare con il mondo del fumetto indipendente contemporaneo ma la cui rilettura pop di stilemi del passato ben si adatta all'atmosfera generale.
Best Folk Song - Rimaniamo in ambito "folks" con The Land of No Parydons dell'inglese John Broadley, che riprende i testi di alcune commedie popolari di primo '900 rileggendole a suo modo e accompagnandole con le avventure di gatti antropomorfi. Il tutto con il suo stile tra Mitteleuropa e Londra vittoriana.



Best Essay - Tra gli artisti che hanno rinunciato alla componente narrativa per scrivere dei piccoli saggi, testuali o grafici, sui gatti e le loro caratteristiche, i risultati migliori li ha ottenuti a mio parere Mārtiņš Zutis, con otto originali tavole sul potere egualitario del "meow".
Best Pumpkin-Head Cat - Quello raccontatoci da Edie Fake. Il suo Beachball potrebbe andare bene anche in un'antologia su Halloween.
Best Artwork - Come negli altri numeri di š!, anche qui ho apprezzato il lavoro delle lettoni Dace Sietiņa e Rūta Briede, il primo più complesso e strutturato, il secondo più leggero e giocoso, tuttavia la palma dei migliori disegni la vorrei assegnare al "biografiktioner" Paul Paetzel, con il suo coloratissimo Walter, storia di un gatto collezionista piena di trovate brillanti, e al brasiliano Pedro Franz, con un lavoro in bianco e nero che unisce momenti astratti ad altri descrittivi.



Best Commercial - La pubblicità trasmessa in Errol di Lars Sjunnesson funziona benissimo. I gatti non potranno fare più a meno di fumare...
Best Tribute - Senz'altro quello di Weng Pixin al suo gatto Pica, scomparso nel 2013, qui ricordato con tanto di foto.
Best Story - Mi è piaciuto molto lo sviluppo di una relazione sentimentale raccontato dalla finlandese Emmi Valve, ma ancora meglio ha fatto Michael DeForge in Guncats, su una terra minacciosa popolata da animali che uccidono i turisti a colpi di pistola, armati dalla polizia locale per screditare gli ambientalisti. Ma attenzione, questi strani assassini potrebbero arrivare anche dalle nostre parti... Come al solito DeForge riesce a raccontare una storia ricca e complessa in uno spazio proibitivo, in questo caso soltanto sei pagine.
Best Poster - Se quello di Reinis Pētersons per il suo 7 Deadly Sins for 9 Lives and Beyond! pubblicizzasse un film andrei sicuramente a vederlo.
Best Pub for Cats - L'Ol Ktteh in Lost & Found di Dāvis Ozols è il posto ideale per serate feline.
Potrei andare avanti per un altro po', ma per non tediarvi troppo mi fermo qui. Certo, nelle 164 pagine di š!, ci sono anche contributi che mi sono piaciuti meno, come Interface di Léo Quievreux & Fredox o Palace of Cats di Ernests Kļaviņš, che ho trovato fuori tono rispetto al resto dei contributi. Nel complesso però il livello qualitativo dell'antologia lettone è sempre elevato e š! rimane un esempio per qualsiasi pubblicazione di questo genere.

lunedì 10 febbraio 2014

mini kuš! 18-21




AA.VV., Kuš! Komiksi, Riga (Lettonia), novembre 2013, 28 pagg. e $6 (spese di spedizione incluse) l'uno.

Di kuš! e dei suoi derivati ho già parlato diffusamente in un articolo su Fumettologica e nella recensione dei numeri 13 e 14 di š!, quindi salto a piè pari ogni introduzione e inizio questa carrellata in due parti sugli ultimi libretti arrivati dalla Lettonia, partendo dai quattro mini kuš! usciti alla fine dello scorso novembre. 
Il diciottesimo della serie è opera del tedesco Michael Jordan, artista, cartoonist e insegnante di illustrazione e fumetto, classe 1972 e conosciuto ai più per le sue collaborazioni con il collettivo austriaco Tonto Comics. This No Place to Stay mi ha affascinato sin dalla copertina, in cui lo stile volutamente classico di Jordan è impreziosito dai colori irreali e dall'uso del retino tipografico. L'interno conferma l'atmosfera anni '50, ma attualizza il tratto Ec Comics dell'autore sfumando gli aspetti narrativi del racconto a vantaggio di quelli iconici. Il viaggio del barbuto protagonista tra panorami desolati, un bar nascosto nella roccia e un ospedale simile a una prigione contiene infatti numerosi riferimenti simbolici, al centro dei quali ci sono le stimmate di un'infermiera, associate graficamente all'amnesia di cui l'alter ego di Jordan è vittima e al sipario grazie al quale riesce a trovare una via d'uscita dall'incubo in cui si è ritrovato.



L'uso dei simboli è d'altronde un'ottima soluzione per raccontare in sole 24 pagine una storia densa di significato e ne è conscio anche Berliac, artista argentino autore del mini kuš! #19. Il giaguaro disegnato sul cuore dell'uomo raffigurato in copertina è così la metafora di quanto accade nelle pagine di Inverso. Un biologo parte per la foresta amazzonica alla ricerca del "giaguaro negativo", una particolare specie caratterizzata da pelle nera e macchie bianche. Ma la decisione di intraprendere il viaggio scontenta la sua partner, causando una crisi di coppia che lascerà un segno definitivo, appunto, nel cuore del protagonista. E' notevole come Berliac riesca in sole 24 pagine a descrivere emozioni tanto definite da risultare autentiche. Bellissima è anche la raffigurazione della foresta amazzonica con i suoi indigeni, resa con soluzioni grafiche sempre differenti e un'alternanza di rossi, neri e verdi che arricchisce una splendida prova di un autore da tenere assolutamente d'occhio.



Crater Lake di Jean de Wet, il mini kuš! #20, è invece un albo esclusivamente grafico, realizzato interamente con tenui linee blu su uno sfondo bianco. Le figure e gli oggetti sono vuoti ma arricchiti da un uso costante di righe e punti, quasi lo stile dell'autore sudafricano fosse un pointillisme monocromatico, caratterizzato dall'amore per il dettaglio più che per il colore. Le immagini raccontano le reazioni di un piccolo villaggio lacustre situato all'interno di un cratere vulcanico a un evento cosmico, probabilmente una caduta di meteoriti, mentre in cielo vola uno strano oggetto non identificato. I riferimenti spazio-temporali sono piuttosto vaghi, ma poco importa, perché de Wet ci trasporta con i suoi disegni in un mondo altro, restituendo al lettore la sensazione della pochezza dell'uomo di fronte alla natura, come in passato hanno fatto pittori, poeti, filosofi. Assolutamente affascinante.



Anche Jungle Nightil mini kuš! #21, è ambientato in una piccola comunità, che in questo caso sorge nei pressi di una giungla. Il tono utilizzato dalla polacca Renata Gąsiorowska è quello della fiaba e i graziosi disegni sono accompagnati dalla narrazione in forma diaristica di Lili, la ragazza-animale che durante una notte nella giungla passata insieme ai compagni di scuola si allontana e fa perdere le sue tracce. Lili osserva i suoi "amici" giocare e divertirsi ma non riesce a fare altrettanto, nemmeno l'alcol sortisce l'effetto sperato e allora è meglio sparire, tanto nessuno si accorgerà della sua assenza. Jungle Night è la storia di ogni adolescente che si rispetti e ha il pregio di descrivere l'inquietudine con costante leggerezza, di essere profondo con semplicità. Bella anche la raffigurazione della giungla, con immagini a tutta pagina dominate da diverse sfumature di verde.
Per ora è tutto, a risentirci tra qualche giorno per la recensione di š! #15, ovviamente sempre sulle stesse frequenze. Stay tuned!

Preview di Ritual #3 di Malachi Ward



Del nuovo numero di Ritual ho già parlato qualche settimana fa nel mio post sui migliori fumetti indie del 2014 ma adesso, per gentile concessione di David Nuss della Revival House Press (grazie Dave!), posso mostrarvi in anteprima una splendida tavola dalla terza uscita, intitolata Vile Decay e in calendario all'inizio del prossimo giugno con distribuzione da parte dell'Alternative Comics. Ho già espresso il mio apprezzamento per Ritual #1 e #2, quindi sono sicuro che la pubblicazione di questo nuovo numero mi darà l'opportunità di parlare in maniera più esaustiva di Malachi Ward qui su Just Indie Comics. Il cartoonist californiano scrive fumetti profondi, nei quali tratta temi complessi come tempo, vita, morte, amore. Ward è conosciuto anche per i suoi albi autoprodotti, come Utu, The Scout ed Expansion, una serie di fantascienza realizzata con Matt Sheean. Sheean e Ward lavorano anche per la Image Comics sul Prophet di Brandon Graham. Questa tavola dal nuovo Ritual è illustrata in un affascinante processo basato sull'uso di due colori e porta il lettore in un mondo nuovo e misterioso... Non vedo l'ora di essere lì anch'io.

venerdì 7 febbraio 2014

Yeah Dude Comics 2014 Subscription




Ultimamente mi è capitato di parlare diverse volte delle campagne di fundraising lanciate su Kickstarter o su altri siti simili, ma vi assicuro che ormai ce ne sono davvero tante ed è difficile tralasciare quelle degne di nota. Per esempio non posso evitare di parlare della campagna Kickstarter della Yeah Dude Comics di Pat Aulisio, di cui mi sono già occupato qui. L'occasione è la nascita di una piccola antologia, più o meno mensile, con foliazione tra le 16 e le 24 pagine e contenente da una a tre storie di artisti diversi. Il primo numero sarà dedicato a Stoner Alien dello stesso Aulisio, mentre nella line-up dei numeri successivi ci sono artisti che hanno già pubblicato per la Yeah Dude, che gravitano intorno alla scena di Philadelphia ma anche alcune guest-star. Ecco quindi che vedremo lavori di Box Brown, Ian Harker, Laura Knetzger, Skuds Mckinley, Conor Stechschulte, Emma Louthan, Tom Toye, Josh Bayer, Aaron Lange, Tara Booth, Keenan Keller, Nikki Burch, Victor Kerlow, Josh Burggraf, Sean T. Collins e Will Laren. L'editor sarà ovviamente il padrone di casa Pat Aulisio, che penso riuscirà a dare al progetto il giusto mix tra arte, sperimentazione, follia e umorismo demenziale. Per sostenere la campagna c'è tempo fino al 6 marzo ma affrettatevi perché alcuni "pacchetti" che offrono anche fumetti dal catalogo Yeah Dude sono limitati. Vi assicuro che ne vale la pena, quest'anno la Yeah Dude vi stupirà.

    mercoledì 5 febbraio 2014

    Nasce Maple Key Comics


    Debutterà il primo aprile Maple Key Comics, antologia statunitense dedicata ad artisti emergenti e nata intorno al Center for Cartoon Studies di White River Junction, nel Vermont, di cui ho già brevemente parlato occupandomi del terzo numero di Irene. Non a caso alcuni nomi già presenti su Irene, come Sophie Goldstein, Dan Rinylo e Luke Howard, li troveremo anche su questo nuovo progetto, che si preannuncia interessantissimo dato che gli artisti coinvolti saranno anche emergenti ma in quanto a qualità non hanno niente da invidiare ad autori più conosciuti e affermati. Per la lista completa dei cartoonist potete visitare la pagina Kickstarter, curata dall'editor Joyana McDiarmid, che ha promosso un fundraising per sostenere i costi di stampa dei primi volumi mettendo a disposizione abbonamenti cartacei e digitali, stampe e tavoli originali, mentre per un'anteprima dei fumetti potete dare un'occhiata al Tumblr di Maple Key. La ciliegina sulla torta è comunque rappresentata dalla periodicità e dal formato di Maple Key Comics, che uscirà ogni due mesi e sarà un librone di 300 pagine contenente storie a puntate e autoconclusive oltreché alcune rubriche, un po' secondo il modello sperimentato qualche anno fa da Mome, fondamentale antologia targata Fantagraphics. Certo, i costi di spedizione per chi vive al di fuori degli States sono un po' proibitivi, ma come ho detto c'è la possibilità di ricevere la rivista anche in versione digitale. 



    lunedì 3 febbraio 2014

    Irene #3



    AA.VV., Irene, Ottobre 2013, brossurato, 136 pagine, bianco e nero, A5, $ 13.

    Irene è un'antologia realizzata per lo più da artisti provenienti dal Center for Cartoon Studies di White River Junction, nel Vermont, una scuola che negli ultimi anni sta sfornando un gran numero di talenti. Curata da dw, Andy Warner e Dakota McFadzean, Irene è nata alla fine del 2012 e da allora, cosa abbastanza inusuale per le antologie di alternative comics, sta uscendo con una certa regolarità. L'ultimo numero pubblicato, di cui ci occupiamo qui, risale allo scorso ottobre ed è un bel volumetto brossurato di 136 pagine contenente storie brevi intervallate da tavole di dw con tema la band Veronica & The Good Guys.
    Vi do dunque conto dei contenuti del volume, soffermandomi su quelli che ho apprezzato di più. Apre le danze Alabaster, una cartoonist di Ridgewood, vicino New York, che qui riprende i personaggi della sua saga Mimi and the Wolves. Il fascino di Gin, oltre che dall'interessante e originale costruzione della pagina, è dato soprattutto dal contrasto tra i disegni, che sono graziosi in modo minimalista, e i contenuti profondi, a tratti crudi. Immagino non venga a molti l'idea di esplorare le difficoltà delle relazioni interpersonali raccontando la storia tra una bambina e un alpaca, ma Alabaster ci è riuscita perfettamente.



    Tra i contributi migliori del lotto c'è senz'altro The Sasquatch in Brooklyn di Jess Worby. Disegnato con uno stile alla francese e scandito da un taglio giornalistico, racconta la ricerca del Bigfoot a New York, distinguendosi per l'uso della tecnica ink-wash, che diventa preponderante nella parte finale legando in maniera efficacissima forma e contenuto. Dopo il breve ma divertente Whut It Means di Mark Connery e Boatlife di Andy Warner, fotografia di un momento di passaggio per due adolescenti, arriviamo al suggestivo Nap Before Noon del cartoonist e filmaker libico Barrack Rima, un sogno rappresentato con stile cinematografico, in cui sagome spesso indefinite si muovono su sfondi neri e grigi. E' questo il contenuto che più si distacca dallo stile del resto del volume, anche perché a una parte grafica interessantissima unisce una storia onirica ma in grado di trattare temi politici e vicissitudini familiari dell'autore. 



    Sicuramente più tradizionali sono i disegni di Dakota McFadzean nella successiva Ten Minutes' Break, scritta da dw: anche qui però i contenuti sono tutt'altro che convenzionali e i due ci fanno intravedere una storia di civilizzazione fantascientifica attraverso la pausa di due operai che non fanno che ripetere "Yeah man". E' invece un classico racconto divertente e di puro intrattenimento What're fiends for? di Ben Horak, seguito da due prove esclusivamente grafiche e senza parole, ossia Newton's Mist di Leif Goldberg e Find "Sleepy" di Dan Rinylo. In Edna II Sophie Goldstein riesce a essere misteriosa e al tempo stesso toccante. L'ambientazione è in qualche modo simile a quella scelta da dw e McFadzean, come simile è la tecnica di creare un futuro distopico indefinito che il lettore può appena intuire. Dance Yourself to Death di Luke Howard chiude il volume con la storia più dark del lotto, quella di un artista in crisi creativa pronto a tutto pur di ritrovare l'ispirazione.



    Anche se la maggior parte degli autori coinvolti hanno uno stile cartoon o da strip, Irene è un'antologia eterogenea ed è impossibile trovare un elemento che accomuni tutti i contributi. Questo non pregiudica la sua riuscita, dato che le storie pubblicate sono ricche di idee e cercano di utilizzare il medium fumetto in modo non banale, spingendolo oltre le abitudini e le convenzioni cristallizzate nel corso del tempo, ma senza oltrepassare il confine della sperimentazione fine a se stessa. Il quarto numero è già in lavorazione e da lettore mi accontenterei che fosse al livello di questa ultima uscita.