lunedì 27 ottobre 2014

Lucca Comics 2014




Per chi sta cercando un buon motivo per andare anche quest'anno a Lucca, posso provare a darvene almeno un paio: Robert Crumb e Gilbert Shelton. I due cartoonist statunitensi saranno ospiti di Comicon Edizioni, che presenterà in anteprima il primo di sei volumi della Collezione Crumb e l'esordio di un'antologia in tre uscite dedicata ai Freak Brothers di Shelton. Da non sottovalutare nemmeno la presenza della moglie di Crumb, Aline Kominsky, artista underground nota per le collaborazioni con il marito ma che ha alle spalle anche un'ottima produzione solista. Crumb e Shelton incontreranno i lettori sabato 1 novembre all'Auditorium San Romano alle 14.30, mentre lo stesso Shelton terrà due sessioni di autografi venerdì 31 e sabato 1 alle 16 presso lo stand di Comicon. Niente autografi invece per Crumb, ma è già tanto rivederlo in pubblico, dato che negli ultimi anni ha presenziato di rado ad eventi di questo genere. Di lui si parlerà anche nell'incontro Crumbology, giovedì 30 alle 17.45 presso l'Auditorium Fondazione Banca del Monte, dove Paolo Interdonato, Paolo Bacilieri, Marco Corona, Maurizio Rosenzweig e Matteo Stefanelli rifletteranno sull'influenza di Crumb sul fumetto italiano.




Per quanto mi riguarda, se qualcuno volesse scambiare due chiacchiere o semplicemente fare conoscenza, quest'anno mi troverete nella Self Area allo stand della Hollow Press di Michele Nitri, che porterà alla mostra il secondo numero dell'antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds (qui la recensione della prima uscita), con la prosecuzione dei serial realizzati da Mat Brinkman, Miguel Angel Martin, Tetsunori Tawaraya, Ratigher e Paolo Massagli. Sarò lì tutti e quattro i giorni, tranne quando mi assenterò per girare un po' tra gli stand, gli incontri e le mostre espositive. Tra le varie "cose" che succederanno vi segnalo l'incontro con Ratigher per la presentazione del suo libro autoprodotto Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra (giovedì 30 alle 17, Palazzo Ducale), la proiezione del documentario 5Fumettisti5 sui "parigini" Alessandro Tota, Manuele Fior, Giacomo Nanni, Luigi Critone e Piero Macola (venerdì 31 alle 12.30, Auditorium San Girolamo), il debutto della nuova Grrrz Comic Art Books (venerdì 31 alle 18, Palazzo Ducale), la presentazione del nuovo progetto legato a Lucca Comics & Science con Tuono Pettinato e altri autori (sabato 1 alle 12, Palazzo Ducale e alle 15.30, Chiesa dei Servi, mentre alle 17 Tuono Pettinato parlerà del suo Nevermind al Palazzo Ducale), l'incontro Cinque buone ragioni per fare fumetti moderato da Matteo Stefanelli e con ospiti Rutu Modan, Brian Lee O'Malley, Brian K. Vaughan e Masakazu Katsura (sabato 1 alle 17.30, Auditorium San Romano). Come potete intuire il cast degli ospiti è notevole (peccato per il forfait all'ultimo momento di Paul Pope) e Lucca ha sempre più un respiro internazionale. Tante anche le novità editoriali, penso per esempio al nuovo numero di Canicola dedicato alla Germania, alla pubblicazione italiana del Sock Monkey di Tony Millionaire grazie alle Edizioni BD, alla nuova antologia di Delebile intitolata Work, al ritorno di Paolo Bacilieri con Fun edito da Coconino Press, all'albo Selfy stampato da Inuit con il sostegno di Lucca Comics & Games e realizzato da un bel gruppo di artisti italiani. 
Continua invece a latitare l'attenzione alle produzioni indipendenti straniere, che invece non manca in tante altre manifestazioni vicine a noi (penso ad esempio al Fumetto di Lucerna). D'altronde quello di Lucca è un altro tipo di festival e la scelta fatta dagli organizzatori è stata puramente commerciale, dato che ha ampliato nel corso degli anni l'area di interesse seguendo i gusti del pubblico, quindi in direzione del cosplay, dei giochi, dei film, delle serie tv e via dicendo. E questo ha portato alla confusione che domina i momenti più "pieni" del festival, anche se quest'anno la fiera si svolgerà in due giorni feriali su quattro e chi potrà muoversi in tempo riuscirà a girare con un po' di tranquillità in più rispetto al caos immancabile del weekend. Comunque coraggio, ci si vede a Lucca.


domenica 26 ottobre 2014

Pompei

di Toni Alfano, Neo Edizioni, Castel di Sangro (Italia), settembre 2014, brossurato, 136 pagine in bianco, nero e rosso, 17x23, euro 17.




Pittore e grafico milanese classe '77, Toni Alfano mostra la sua matrice culturale in Pompei, debutto a fumetti edito dalla Neo di Castel di Sangro. Si tratta di un libro illustrato senza una trama lineare, un viaggio dell'autore/protagonista dentro se stesso, alla ricerca di angosce esistenziali, incubi e paure da lasciarsi alle spalle. Il tutto raccontato con testi riflessivi, descrittivi, onirici, lirici e poetici, accompagnati da immagini stilisticamente diverse tra loro, provenienti da diversi periodi della produzione pittorica dell'autore. Pompei non è dunque da interpretare come un vero e proprio romanzo grafico ma piuttosto come un diario o uno sketchbook in cui l'autore presenta la poliedricità del suo stile tracciando un percorso non solo artistico ma anche esistenziale.
Il primo capitolo, Io non esisto, è anche il più affascinante dal punto di vista figurativo. Le riflessioni di un uomo giunto alla soglia dei trent'anni sono stemperate dai fumetti che troviamo all'interno delle illustrazioni, frasi secche che giocano con il linguaggio degli slogan, dei luoghi comuni, delle canzoni. Il modo di disegnare i volti ricorda Marco Nizzoli, le tavole sono ricche di particolari e richiamano le avanguardie artistiche di inizio Novecentro, mentre il rosso è utilizzato in maniera originale e dinamica. 





Transumanar riorganizzar, secondo capitolo del volume, mantiene l'uso del rosso ma svuota le pagine barocche del primo riducendole all'essenziale. Qui è il bianco a dominare, mentre i corpi e gli oggetti diventano contorni vuoti e stilizzati: dai piccoli quadri della prima parte siamo passati allo schizzo, a volte allo scarabocchio, ma non nel senso negativo del termine. Quando poi le tavole si riempiono di puntini, di quadretti, di arabeschi l'arte di Alfano risplende e ci regala alcune delle cose migliori del volume. La terza parte, Onironautica, è ben diversa da quanto visto in precedenza. Il rosso scompare a favore di un grigio capace di restituire un mondo ambiguo, indefinito, in cui sogni e ricordi di infanzia si uniscono e si confondono, mentre i testi danno vita a una sequenzialità finora inedita, con l'autore che smette di procedere per strappi trovando per la prima volta una dimensione narrativa. E' questa la sezione in cui Alfano riesce meglio a fare fumetto, cioè a mettere in relazione testo e disegni in modo efficace, ma è anche quella più ordinaria a livello grafico, simile a una serie di illustrazioni realizzate di recente e raccolte sotto il titolo di Anima Mundi. Arriviamo così alla quarta e quinta parte, intitolate rispettivamente Zeppelin e Molok. La sorgente. Qui l'autore riprende grosso modo lo stile iniziale, soprattutto nell'uso del rosso, ma le linee sono meno definite e abbondano i tratteggi della matita, assenti nel primo capitolo. Zeppelin è dominato dalla metafora del dirigibile e dall'immaginario orientale, mentre Molok giustappone scenari desolati, claustrofobici e marginali all'astrattismo della catarsi finale, che avrebbe meritato più spazio.
Graficamente ricco e complesso, Pompei mostra sotto altri aspetti la sua natura di opera prima. Alfano è molto più raffinato come illustratore che come scrittore e infatti i testi risultano spesso verbosi e sin troppo spontanei, come se fossero stati presi dal diario dell'autore e riversati direttamente sulla pagina: un maggiore lavoro di cesello non avrebbe guastato e avrebbe donato unità a un corpus confuso e disunito. Tuttavia nei cinque capitoli del volume l'artista milanese riesce a offrire un interessante campionario di approcci all'arte disegnata e a creare un'opera che riesce a essere atipica e stimolante.



giovedì 23 ottobre 2014

Dog City #3





Il terzo numero di Dog City è fatto di dieci mini-comics, una stampa, un poster, una pagina di giornale e una piccola rivista, il tutto impacchettato in una bella scatola di cartone disegnata da Simon Reinhardt, editor dell'antologia con Juan Fernandez e Luke Healy. La copertina descrive la vita in una città abitata da cani antropomorfi, ritratti mentre si abbracciano seduti sui binari del treno o mentre fumano appoggiati al muro: intorno a loro il sole, graffiti, edifici e manifesti pubblicitari. Gli stessi cani sono i personaggi di How We Ride, il mini-comic realizzato da Reinhardt, senz'altro una delle cose migliori dell'antologia. Autore di fumetti capaci di unire humor raffinato e delicata malinconia, Reinhardt è particolarmente talentuoso nell'uso del colore, come ha dimostrato nei suoi At The Dj Screw Museum, Detectives e Lost Films. Qui, come era già accaduto in Dead Rappers, pubblicato nel numero precedente di Dog City, usa un bianco e nero fatto di uno stile cartoon dal tratto spesso, accompagnato da didascalie brevi ma efficaci. How We Ride racconta la storia di una gang di cani vestiti come umani, che vanno in giro per la città passando il tempo come tanti altri ragazzi, tra fast food e parcheggi. Non succede niente di particolare in questo fumetto, ma Reinhardt riesce a comunicare un senso di attesa tipico della gioventù, l'idea che "tutti noi andremo via da questo paese prima o poi" ma anche la sensazione che "per ora siamo bloccati qui". Nel presente questi cani possono solo godersi il momento e ululare alla luna, sperando che il futuro possa essere all'altezza dei loro sogni.




Reinhardt è presente nell'antologia anche con un'interessante retrospettiva su Taboo, l'antologia cult curata tra il 1988 e il 1992 da Stephen Bissette, conosciuto ai più per aver fornito le matite ad alcuni episodi dello Swamp Thing di Alan Moore. Bissette è attualmente un insegnante al Center for Cartoon Studies, luogo di nascita di Dog City, e infatti la grandissima maggioranza dei collaboratori vengono dalla scuola fondata da James Sturm a White River Junction, nel Vermont. Nella piccola rivista troviamo anche un articolo di Julia Zuckerberg sui diari a fumetti, un saggio sulle strisce di genere avventuroso scritto da Nik James e un'intervista con Reilly Hadden, un altro studente del Center for Cartoon Studies che ha messo insieme per l'antologia una fantastica collezione di Who's Zoo, una misconosciuta ma divertentissima striscia degli anni Venti scritta e disegnata dal bisnonno di Hadden, Tom Dibble Jr. Al di là del notevole valore intrinseco di Who's Zoo, è divertente paragonarlo al foglio di giornale realizzato da Dan Rinylo, che riprende nei disegni il tipico stile delle strips, alla Krazy Kat per intenderci, ma lo rilegge con una sensibilità contemporanea.
Per il resto Dog City contiene un poster di Laurel Lynn Lake, una stampa di Steven Krall e i mini-comics - in formati e stili diversi - di Amelia Onorato (Fortes Fortuna), Jenn Lisa (Garrettsville), Allison Bannister e Tom O'Brien (Going In Blind), Caitlin Rose Boyle ("mice"), Luke Healy (Starlight), Sophie Goldstein (Strands), Iris Yan (The Tarot Man), d.w. e Juan Fernandez (They Won't Get to You). Alla fine viene fuori una bella collezione di fumetti autoprodotti, ancor più valida se pensiamo che la maggior parte di essi sono già maturi sia nel disegno che nei contenuti nonostante la giovane età dei cartoonist.




Tra i più riusciti c'è a mio parere The Tarot Man di Iris Yan, una piccola storia di un pinguino triste e monotono che trova l'amore, ispirata dal mondo dei tarocchi. Il mini è realizzato in un rigido bianco e nero, ma alla fine possiamo trovare un pizzico di colore nel cuore del protagonista. Ottimo come sempre il lavoro di Sophie Goldstein: Strands è una commedia enigmatica ma a suo modo emozionante, dove il passato torna ad animare la vita di una donna solitaria e chiusa in se stessa, mentre il futuro sembra riservare soltanto superficialità. La storia condivide alcune tematiche con Edna II, il fumetto realizzato dalla Goldstein per il terzo numero dell'antologia Irene, e ciò conferma che l'ex studente del Center for Cartoon Studies, vincitrice quest'anno di un Ignatz Award, ha sviluppato uno stile personale e intrigante. Garrettsville di Jennifer Lisa ricorda invece per alcuni aspetti How We Ride di Reinhardt, ma usa la struttura del diario e uno stile volutamente infantile. Il fumetto descrive la vita in una piccola città e le complicazioni della crescita, mostrandoci una ragazza che si lascia pian piano alle spalle gioie e dolori della gioventù.


domenica 12 ottobre 2014

Avventure sull'isola deserta

di Maciej Sieńczyk, Canicola, Bologna (Italia), ottobre 2014, brossurato, 152 pagine a colori, 17x24, euro 17.




Ci sono autori che in ogni frase, ogni immagine, ogni storia mostrano il loro mondo. Maciej Sieńczyk è uno di questi. Di lui conoscevo finora soltanto i fumetti pubblicati su š!, antologia lettone di cui l'illustratore e artista polacco è un assiduo collaboratore. Il decimo numero di š!, dedicato alle "sea stories", si apriva proprio con una copertina di Sieńczyk, raffigurante un uomo distinto che si allontana dalla terraferma su una barca a remi, guidata da figure in nero. All'interno un breve racconto sviluppava il tema del naufragio in chiave paradossale. Nel tredicesimo numero dell'antologia il contributo di Sieńczyk esordiva così: "Che cosa rende certe storie così interessanti? Nessuno lo sa. Quando si fa tardi, il vecchio inizia a raccontare le sue storie, e immediatamente c'è silenzio e facce pensierose intorno a lui".
Il mare e le storie, dunque. E' questa la materia di cui è fatto Avventure sull'isola deserta, opera sulla lunga distanza che fa arrivare in Italia l'autore polacco grazie al collettivo bolognese Canicola. Un uomo si imbarca sull'Andrea Doria, naufraga, si mette in salvo su un'isola, viene ritrovato da altri marinai e torna a casa. Non tanto una trama semplice, piuttosto una semplice cornice per sogni, racconti letti sui libri e soprattutto per le storie che il protagonista, i suoi compagni di viaggio e gli altri comprimari condividono. La stessa vicenda del naufrago è una storia, dato che in apertura l'autore ci mostra un altro uomo che inizia a leggere un volume ritrovato sulla porta di casa, intitolato appunto Avventure sull'isola deserta
Il mondo di Sieńczyk è fatto di storie che rimandano ad altre storie, come un Decameron o Le mille e una notte a fumetti. Tra una pagina e l'altra troviamo uomini che si tagliano le dita per sentirsi vivi, attrezzi per l'ispezione dei campi di mais, "scimmie" nella vasca da bagno, giovani psicocinetiche, un essere fatto di pane. Ma più che le stesse vicende narrate ad emergere è proprio l'ansia di raccontare, preponderante rispetto all'indifferenza con cui viene vissuto ogni avvenimento reale, anche drammatico. La realtà è così soltanto un intermezzo, tanto che la costante ricerca di pretesti per innescare l'ennesima storia è una precisa scelta contenutistica volta a delineare personaggi che trascurano il quotidiano a favore dell'immaginazione. Si tratta di uomini senz'anima, privi di emozioni, incapaci di vivere il presente. Anche quando si incontrano sull'isola deserta, dunque in una situazione di apparente emergenza, non stabiliscono nessuna relazione solidale. L'unica cosa che interessa è esprimere se stessi, far prevalere la propria individualità su quella dell'altro. Inoltre non c'è nessuna attenzione per le storie altrui, anzi mentre uno parla l'altro imita "il rombo del tuono per farsi notare". 




La mancanza di pathos è confermata dal finale, che non vi anticipo ma che pure avrebbe una sua accezione drammatica. Le ultime due tavole ci danno probabilmente la giusta chiave di lettura del libro: mentre noi guardiamo, leggiamo, ascoltiamo e sogniamo storie la vita segue il suo corso, inesorabile e a volte spietata. Il che potrebbe essere letto come una metafora della futilità della vita, solo una storia tra le storie, o come una parabola sul consumo culturale. Ciò che è certo è che questo accavallarsi continuo di vicende assurde e paradossali ha un che di ossessivo e sicuramente fa rivalutare le gioie della quotidianità ("Ma sì, toglimi pure la gioia del bagno nella vasca, l'ultimo e modesto piacere che ancora mi resta!").
Opera spigolosa e complessa, Avventure sull'isola deserta conferma la sua compiutezza nelle scelte grafiche dell'autore, innanzitutto un illustratore più che un cartoonist. I disegni, spesso a pagina intera, sono accompagnati da lunghe didascalie dando forma a una sorta di romanzo illustrato che rinuncia a ogni dinamismo per una staticità evidente sia nella costruzione delle tavole che nella raffigurazione volutamente legnosa e "rugosa" dei corpi umani, caratterizzati da un dettagliato lavoro di tratteggio, in parte coperto da una colorazione tenue e retrò. I momenti visivamente più riusciti sono quelli ambientati sull'isola, in cui lo stile di Sieńczyk trova sfogo nella rappresentazione di panorami naturali talmente distorti da sembrare irreali, come se si trattasse della campagna sovietica di un altro pianeta.
Canicola continua a esplorare le connessioni tra fumetto e arte pubblicando opere che possono essere lette ma al tempo stesso anche semplicemente guardate: un'installazione dello stesso Sieńczyk è in mostra fino al prossimo 26 ottobre a Ferrara, dove il libro è stato presentato il 3 e il 4 ottobre in occasione del festival di Internazionale. 


martedì 7 ottobre 2014

Qualche fumetto dalla Small Press Expo



Tra i tanti fumetti che ho portato a casa dalla Small Press Expo, questi sono quelli che ho già letto e di cui sono riuscito a scrivere qualcosa. Spero di occuparmi anche di molti altri nelle prossime settimane o mesi, tempo permettendo.




Studygroup Magazine #3D - Nuovo numero della rivista di Portland, questa volta caratterizzato da un inserto in 3D, con tanto di occhialetti allegati. All'interno troviamo un lungo omaggio a Ray Zone, pioniere dei fumetti alternativi in tre dimensioni, con i ricordi di Mary Fleener, Kim Deitch, Melinda Gebbie e Alan Moore. Un articolo di Jason Little riepiloga invece i legami tra arte tridimensionale e fumetto, mentre i cartoonist chiamati in causa danno forma a tavole assolutamente stupefacenti: personalmente non ricordo di aver mai ammirato un 3D a fumetti così ben fatto e vedere i disegni di Kim Deitch, Dan Zettwoch e Chris Cilla che escono fuori dalla pagina è davvero una meraviglia per gli occhi. Belli anche i lavori di Malachi Ward, meno spettacolare degli altri ma decisamente suggestivo e d'atmosfera, e dello stesso Little, autore di una pagina in cui lo sfondo dà l'idea di profondità mentre una serie di vignette finiscono sotto gli occhi del lettore. Anche le pagine bidimensionali della rivista presentano diverse chicche, tra cui un profilo di Ryan Sands (patron della Youth In Decline e molto altro) a opera di Rob Clough, uno speciale su Prince of Cats di Ronald Wimberly e i fumetti di Pete Toms, Connor Willumsen e Trevor Alixopulos. Per i contenuti vi rimando al sito di Studygroup, che per inciso è anche uno dei migliori luoghi sul web dove leggere fumetti.




I Don't Hate Your Guts e Slow Graffiti - Tornano gli sketchbook di Noah Van Sciver con due albi, il primo pubblicato dalla 2D Cloud di Minneapolis, il secondo autoprodotto. I Don't Hate Your Guts riprende la struttura del precedente More Mundane presentandoci un nuovo diario autobiografico nella semplice struttura una pagina/un giorno. Che dire, forse questi diari sono una delle cose che riesce meglio al cartoonist di Denver, anche se in realtà ormai gli riesce tutto. Questa volta oltre alla solita dose di cinismo c'è anche una storia d'amore... Cosa volere di più? Il materiale di Slow Graffiti è invece più simile a quello visto nei due albetti di sketchbook usciti per la Tinto Press e si fa notare per un racconto portante con una protagonista femminile. 




Missy #1, Missy #2 e Middle School Missy - Avevo letto qualche fumetto di Daryl Seitchik on line ma non avevo mai avuto l'opportunità di averne tra le mani una versione cartacea. I primi due numeri sono pubblicati dalla Oily Comics, mentre il più recente Middle School è autoprodotto. La Seitchik ha trovato con questa serie - un diario di una bambina/adolescente apparentemente autobiografico - la piena consapevolezza dei suoi mezzi. La protagonista, disegnata con tratti minimali, domina la scena assumendo sempre nuove posizioni all'interno della vignetta ma con lo sguardo costantemente tra il diffidente e l'incazzato. C'è un notevole senso della profondità e del movimento in queste tavole, apparentemente semplici ma in realtà costruite con perizia. Le situazioni quotidiane diventano comiche grazie ai commenti cinici e glaciali che la piccola Daryl scrive a Missy, nome con cui chiama appunto il suo diario. Per darvi un'idea dei contenuti, in Middle School Missy la protagonista si lamenta per l'apparecchio ai denti, sogna una fuga nichilista dalla sua cameretta, inizia a parlare in spagnolo, ha le mestruazioni per la prima volta, giura di fare sesso entro la fine dell'anno e - in un visionario finale - affoga mentre predice l'addio a tutti gli amici dell'adolescenza. Sono quasi certo che non mi stancherei mai di leggere fumetti come questo.




Mountain Comic + Generous Impression - Conor Stechschulte è l'autore di The Amateurs, un albo autoprodotto che la Fantagraphics ha ristampato di recente con qualche pagina extra. The Amateurs è una delle cose migliori viste negli ultimi anni e quindi seguo con estrema curiosità ogni cosa che esce dalla matita di Stechschulte. Alla SPX il cartoonist ha portato uno dei suoi albetti di soli disegni, questa volta panorami ripresi dalla vetta della Rooster's Comb Mountain nello stato di New York. Più dettagliata la bella copertina su carta verde, mentre i suggestivi interni in blu ritraggono in maniera stilizzata monti, nuvole e ombre. I diversi elementi si fondono tra loro dando vita a un quadro di insieme astratto, come se l'uomo si fosse perso davanti alla natura perdendo la capacità di rappresentarla. Generous Impression è invece un albo di 24 pagine che contiene una serie di schizzi e bozzetti realizzati durante la lavorazione della prossima fatica di Stechschulte, Generous Bosom, in uscita a novembre per la Breakdown Press. Guardando i volti, gli ambienti, le semplici linee create dall'autore rimane la curiosità di vedere come prenderanno forma definitiva nel nuovo lavoro.




Frontier #3-4-5 - Mi sono già occupato dei primi due numeri di Frontier e dopo che il terzo si è perso chissà dove per qualche disguido postale sono rimasto un po' indietro con le ultime uscite. La SPX è stata così un'occasione per recuperare gli arretrati e fare conoscenza del quinto numero fresco di stampa. L'antologia monografica edita dalla Youth in Decline di Ryan Sands ha ospitato nella terza uscita il debutto statunitense di Sascha Hommer, autore tedesco che unisce figure da cartoon e razionalismo in stile Bauhaus, humour cinico e freddezza teutonica. Tra i tre racconti qui pubblicati, tutti di ottimo livello, spicca Transit, formalmente accattivante. Frontier #4 è invece un albo esclusivamente figurativo, salvo alcune parole che ricorrono a mò di graffiti tra un disegno e l'altro. A realizzarlo è Ping Zhu, artista di Los Angeles ora con base a New York, dotata di uno stile colorato e naif che guarda all'arte del Novecento. Credo che l'opera possa considerarsi in larga parte una ricerca sull'uso dello spazio e sulla rappresentazione del movimento, reso attraverso l'uso di ampie pennellate e di figure "piene", che si oppongono al vuoto costante delle altre, tanto che l'albo è in larga parte dominato dal bianco della pagina. Sicuramente questo quarto numero è finora il più ostico della serie, anche se riesce a suo modo a essere intrigante. Con la quinta uscita torniamo a territori più propriamente fumettistici con Sam Alden, che qui realizza uno spin-off di Hollow, nuova opera sulla lunga distanza vista in parte sul suo Tumblr. Arricchita dall'uso del rosso e del viola, la storia esplicita alcuni elementi chiave della trama principale ma è leggibile anche autonomamente. Una cavità profonda e oscura perseguita due adolescenti e questa volta, a differenza di altre storie di Alden, non è una metafora.