Proseguo e concludo con notevole ritardo il mio speciale sulle uscite del 2013 della Koyama Press (qui la prima parte, in cui ho parlato di Blobby Boys di Alex Schubert e di Everything Takes Forever di Victor Kerlow), sperando che questa rassegna possa servire almeno da antipasto per il nuovo programma editoriale, che avrà inizio a maggio in occasione del Toronto Comics Arts Festival con tre nuovi titoli, A Body Beneath di Michael DeForge, Safari Honeymoon di Jesse Jacobs e Cat Person di Seo Kim. In questo caso cercherò di essere breve, sintetizzando gli aspetti che più mi hanno colpito di volumi che sono usciti ormai da diversi mesi.
Iniziamo questa rassegna con Very Casual di Michael DeForge (Maggio 2013, 152 pagine, b/n e colore, $15 Cdn), raccolta che in 152 pagine ci mostra tutto il campionario artistico del cartoonist canadese, mettendo insieme strisce, illustrazioni e fumetti in gran parte già pubblicati su albi singoli, riviste e antologie. Protagonista in Very Casual è l'ossessione di DeForge per ciò che i situazionisti chiamerebbero il détournement dei corpi, umani o animali, trasformati in una sorta di blob grazie a uno stile sinuoso e a volte morbosamente horror.
Ecco dunque che un essere nero e molliccio diventa una regina sexy attraverso gli accessori più imprevedibili, due punk iniziano a mutare dopo aver mangiato una fetta di carne tagliata da un pupazzo di neve, uno strano video(drome) mette in relazione il sensuale corpo di una donna con quello del suo spettatore. La fantasia grafica di DeForge non ha limiti e raggiunge in alcune illustrazioni momenti del tutto visionari. Tra i vari ed eterogenei contenuti il piatto forte rimane un racconto già uscito per la stessa Koyama Press e cioè All About the Spotting Deer, una sorta di documentario, tutto a colori, su una strana specie di cervo che è una successione senza fine di trovate narrative e grafiche. Very Casual è un grandissimo libro.
Sempre al Toronto Comics Arts Festival, ma questa volta per Drawn & Quarterly, uscirà il nuovo libro di Julie Delporte, Everywhere Antennas, seguito di Journal, scritto originariamente in francese e tradotto in inglese da Koyama. Come Very Casual, avrei senz'altro inserito Journal (Maggio 2013, 184 pagine, colore, $20 Cdn) nella mia lista dei migliori fumetti dello scorso anno se ne avessi fatta una, dato che questo diario autobiografico, ambientato tra Montreal e il Vermont, di una lenta separazione sentimentale è quanto di più toccante abbia letto di recente.
La narrazione è dettagliata, le frasi brevi ed efficaci, le riflessioni profonde, i ricordi del passato commoventi, e andando avanti sembra quasi di conoscere l'autrice, grazie anche ai disegni, che attraverso l'utilizzo di matite colorate e figure essenziali richiamano l'infanzia creando un'atmosfera calda e familiare. Ho trovato particolarmente interessante come le vicissitudini personali si uniscono indissolubilmente al racconto del processo creativo che permette di dare forma ai pensieri. E alla fine, chiusa l'ultima pagina, siamo noi ad aver colto i frutti di questa crescita personale e artistica.
Chiudo questo rassegna sulla Koyama Press con Little Tommy Lost di Cole Closser (Settembre 2013, 72 pagine, b/n e colore, $15 Cdn). Meno conosciuto rispetto agli altri due, Closser, diplomato al Center for Cartoon Studies di White River Junction, è un astro emergente del fumetto contemporaneo che sa guardare alla tradizione. La sua prima uscita di una certa importanza è una fantomatica raccolta di newspaper strip, con tanto di pagine domenicali a colori, ispirata ovviamente a Little Orphan Annie di Harold Gray. L'idea non è nuovissima ma il modo in cui viene realizzata è estremamente efficace e piacevole. Le strisce sono riprodotte su una carta scura che ricorda proprio quella dei quotidiani. Anche lo stile narrativo è fedele alla forma scelta da Closser, che sviluppa la storia del piccolo Tommy con quella ripetitività tipica delle strip, come se l'autore avesse il compito di ricordare la trama generale al lettore occasionale che sfoglia il quotidiano sul treno o al bar. Le strisce domenicali sono invece lo spazio in cui Closser scatena la sua fantasia, divagando dal tema principale e lasciandosi andare a riuscitissime sperimentazioni grafiche, che ricordano per lo più Winsor McCay.
La storia guarda ancora più indietro e cioè alla narrativa ottocentesca, a cui Closser si è ispirato anche per l'adattamento di Bearskin dei Fratelli Grimm, uscito per la Rotland Press (ne parlerò in un prossimo post). Little Tommy Lost è infatti una storia tipicamente alla Dickens, in cui il piccolo Tommy viaggia dal Missouri alla grande città con i genitori e si perde nel caos. Trovato da un poliziotto, viene portato in una casa per orfani, che in realtà non è nient'altro che una fabbrica governata dallo spietato Mr. Greaves. Non vi anticipo i dettagli dell'intreccio, incentrato principalmente sui rapporti di Tommy con gli altri orfani e sui suoi tentativi di fuga, ma vi posso dire che la storia avrà un seguito in un secondo volume con una nuova e intrigante ambientazione.
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