mercoledì 30 luglio 2014

A midsummer night's mix of comics



Joseph P. Kelly, Mould Map #3



Siamo ormai in piena estate e mentre mi preparo a chiudere il blog per ferie (tornerò da queste parti a fine settembre) ho voluto raccogliere in questo lungo e confusionario post delle brevi segnalazioni di fumetti letti negli ultimi tempi e di cui non sono riuscito a parlare in modo più esteso, nonostante le buone intenzioni.
Cominciamo con una serie di antologie e in particolare da Mould Map #3, cui ho accennato più volte su questo sito. Venduto attraverso una campagna su Kickstarter e adesso già di difficile reperibilità, questo terzo numero ha il merito di scegliere non tanto un tema preciso ma una serie di temi (il labile confine tra presente e futuro, l'architettura futuristica, il dualismo tecnologia-natura e le sue implicazioni sessuali, la finanza globale, il consumismo, le rivolte di strada, ecc.), che danno vita a un concept vago ma estremamente suggestivo. Mould Map #3 riesce a creare un luogo in cui far abitare il lettore e i cui architetti sono gli editor Hugh Frost e Leon Sadler insieme agli autori delle storie. Unico neo, per quanto mi riguarda, sono le grafiche e le illustrazioni realizzate interamente in digitale, che ho trovato in larga parte scontate. Ma se non raggiunge la perfezione l'antologia arriva almeno all'eccellenza, con particolare merito ai lavori di Viktor Hachmang & GHXYK2, Noel Freibert, C.F., Sam Alden, Olivier Schrauwen, Lala Albert, Joseph P Kelly, Blaise Larmee, Lando, Gabriel Corbera, Sammy Harkham, Jacob Ciocci e Joe Kessler. Per un'analisi più dettagliata vi rimando alla recensione di Joe McCulloch per il Comics Journal, con tanto di strascico polemico a firma Jonny Negron (a me il suo contributo è piaciuto...).



Sammy Harkham, So Long, Mould Map #3


L'antologia spagnola Terry, pubblicata da Fulgencio Pimentel, condivide con la precedente So Long di Sammy Harkham, qui ristampata in bianco, nero e viola e in un formato più ampio (in Mould Map era uno degli inserti A5), oltre ad alcuni collaboratori come Olivier Schrauwen e Simon Hanselmann, autore anche del mini-comic Oldies allegato al volume. Tutta in spagnolo ma con le traduzioni inglesi stampate su un foglio a parte, Terry presenta un mix di inediti e di fumetti già pubblicati altrove. Proprio i tre autori appena citati realizzano le cose migliori: Harkham inquieta con una cinematica sequenza muta in un'ambientazione algida, Schrauwen conferma l'abilità di rendere reale l'irreale con il resoconto dettagliato di un rapimento alieno, Hanselmann in Owl's Room unisce cinismo e calembour in uno dei pezzi migliori della serie Megg, Mogg & Owl. Piacevoli e riusciti anche i contributi di José Ja Ja Ja, Jim Woodring, Sindre Goksøyr, Gonzalo Rueda e Michael DeForge (con College Girl by Night, già vista su Thickness #2).


Gonzalo Rueda, The 3 Catalans, Terry



Rimaniamo su altissimi livelli con il numero 164 di Descant, una rivista letteraria canadese che dedica un intero volume ai cartoonist autoctoni dando sfogo sotto il titolo Cartooning Degree Zero ai diversi approcci possibili all'arte disegnata. Come al solito vado per merito e cito, a mio personale gusto e parere, David Collier, Maurice Vellekoop, Ethan Rilly, Michael DeForge, Julie Delporte, Michael Comeau, Jesse Jacobs e Connor Willumsen. L'apparato critico che accompagna i fumetti risente a volte di un tono generalista, ma presenta anche due pezzi davvero ben fatti, cioè Dominion Days and Superheroes: The Genius of Seth di Mark Kingwell, che parte da memorie di infanzia per arrivare ad analizzare l'arte dell'autore di Palookaville, e Canadian Comics: An Unknown Literature a firma Rachel Riley, incentrato sulla collezione di fumetti canadesi creata da John Bell. 
Su queste pagine mi sono occupato più volte di š! e affini, ma mi fa piacere tornare sulla piccola rivista lettone per segnalare l'ottima sedicesima uscita, sicuramente una delle migliori finora. Dedicato ai villaggi ed estremamente coerente nell'organizzazione dei contributi, š! #16 si distingue per un tono più descrittivo e malinconico rispetto al solito, colpendo dal punto di vista grafico grazie agli eccezionali lavori di Chris Reijnen, Placid, Evangelos Androutsopoulos, Anna Vaivare e Anthony Meloro: alcune tavole sono talmente affascinanti che viene voglia di vederle in un formato più grande. Nel frattempo sono arrivati anche il diciassettesimo numero dell'antologia, intitolato Sweet Romance, e quattro nuovi mini kuš! a firma Oskars Pavlovskis, Rūta & Anete Daubure, Anna Vaivare e Roope Eronen.



Anthony Meloro, Orangeville, š! #16


Vediamo adesso qualche fanzine che mi è stata gentilmente spedita da voi lettori. Grazie a Milena Semeonova, che mi aveva colpito leggendo la lituana SW/ON #2, ho potuto fare conoscenza della bulgara Co-Mixer, rivista brossurata scritta in gran parte in bulgaro ma con traduzioni in inglese a fondo pagina. Il quinto numero presenta 33 storie brevi unite sotto il tema/titolo In Movement, affrontato nei modi più disparati, mettendo in fila underground e manga, fumetto realistico e fantasy. Co-Mixer vuole essere sostanzialmente una palestra per autori emergenti, anche se ci sono diversi cartoonist che già hanno maturato uno stile degno di nota: penso per esempio ad Alexandra Ruegler, Lucija Mrzljak, Evgenia Nikolova e soprattutto a Peter Aquino, che con These Things Move... realizza il fumetto più indovinato e poetico del lotto. 
Metà valvola di sfogo per i membri del suo collettivo e metà rivista che raccoglie contributi da tutto il mondo, anche l'italiana Lök Zine è arrivata al traguardo della quinta uscita, che affronta il tema dell'identità. Il livello qualitativo sale di volta in volta nonostante qualche imperfezione ancora da limare, sia nei contenuti che nella cura editoriale. Comunque qui ci sono cose decisamente interessanti, dai fumetti di Matteo Farinella (di questi giorni il suo debutto per Rizzoli/Lizard con Neurocomic, già edito nel Regno Unito e in Francia) e Aaron Whitaker alle illustrazioni di Alessandro Ripane, Margherita Morotti e Felix Bork.
Approfitto di questo spazio per recuperare anche le ottime zine pubblicate da Andrew Owen Johnston sotto il marchio Zine Arcade. Il numero quattro, risalente ormai al 2012, ha l'aspetto di un quaderno e raccoglie all'interno disegni, schizzi, vignette e foto di autori diversi che si divertono a interagire all'interno della stessa pagina. Capita così di vedere le figure di Sophia Moseley arrampicarsi sotto la polaroid di un grattacielo, gli strani animali di Lizz Lunney sedere imperturbabili mentre una formosa signora disegnata da Bernardo Morales prepara un bloody mary, il tutto mentre scorrono le elucubrazioni dei personaggi di Kevin Hooyman, gli scaffali pieni di libri di Jonathan Kelham, i collage di Zeroten. Assolutamente affascinante. Il numero successivo, in formato mini e risalente all'anno scorso, si intitola The Secret Spy Handbook e ha l'aspetto di un libretto di istruzioni per una spia che combatte contro una minacciosa organizzazione nemica. In mezzo ci sono i fumetti dei soliti collaboratori, tra cui il sempre bravissimo Hooyman e anche Amanda Baeza ed Elaine Lin, autrici di cui Johnston ha fatto uscire due belle raccolte monografiche.





Lasciamo a questo punto il mondo delle fanzine e arriviamo a parlare di una serie di comic-book e mini-comics spillati. Hypermaze di Brian Blomerth è il primo capitolo della Alltell Hyperseries, che racconta le avventure di Pepsi, la sexy protagonista sempre in preda alle sue voglie e coinvolta in una cospirazione a cui è ben poco interessata. Lo stile cartoon-psichedelico di Blomerth ci regala continue trovate nella costruzione delle tavole e alcune perle veramente geniali nella parte ambientata nel museo, che ricorda la celebre sequenza del Joker nel primo Batman targato Tim Burton. Un po' Jodelle, un po' Luther Arkwright, un po' Robert Crumb, questo Hypermaze è un fumetto che meriterebbe ben altra attenzione: spero di tornare più esaustivamente su Blomerth in futuro.
Ho già parlato invece più volte di Noah Van Sciver, di cui ho recensito sia gli sketchbook che la raccolta Youth Is Wasted. The Lizard Laughed è un albetto autoconclusivo di 32 pagine stampato su carta gialla dalla Oily Comics di Charles Forsman. Ambientato nel New Mexico, racconta l'incontro tra Nathan e suo padre Harvey. I due sono sostanzialmente degli estranei, dato che Harvey ha abbandonato prematuramente Nathan andandosene di casa. I dialoghi sono secchi e anche più amari rispetto al solito Van Sciver, che qui mette da parte l'umorismo per una splendida storia di inettitudine, rabbia, risentimento e forse perdono, in cui è difficile trovare personaggi e sentimenti positivi. I panorami del New Mexico sono disegnati egregiamente e continuano a confermare l'inarrestabile crescita artistica del cartoonist di Denver.


Noah Van Sciver, The Lizard Laughed


Un'altra storia autoconclusiva di 32 pagine è Hollow in the Hollows di 
Dakota McFadzeanpubblicata dalla One Percent Press. Di McFadzean ho già parlato a proposito dell'antologia Irene, di cui è editor insieme a dw e Andy Warner, ma il cartoonist canadese ha anche una bella produzione autonoma alle spalle, che include il volume Other Stories and the Horse You Rode In On, edito da Conundrum Press. La stessa casa editrice pubblicherà l'anno prossimo The Dailies, una collezione delle strisce che l'autore posta quotidianamente sul suo blog. Proprio la tradizione delle strip, evidente nell'espressività dei personaggi, è fondamentale in questo albo, che rimanda anche alla linea rotonda di Joe Matt e all'ambientazione da paesino di provincia di Seth. La storia ha però ben poco a che fare con questi riferimenti. Mary e Arnold sono due bambini inquieti e un po' sfigati, ignorati o peggio maltrattati dai compagni di classe. Quando Mary ritroverà nel bosco il teschio di un cervo, la sua vita si riempirà di oscuri presagi... o forse di magia. Metaforico, delicato, profondo, Hollow in the Hollows è un romanzo di formazione che affascina e commuove.



Dakota McFadzean, Hollow in the Hollows


#foodporn è la nuova fatica di Meghan Turbitt, artista statunitense che già con i mini-comics del suo personaggio Lady Turbo ha sfoggiato uno stile grezzo, selvaggio, dionisiaco. Ogni pagina è un manifesto di grinta, istinto, a volte rabbia e desiderio sessuale, senza troppe mediazioni intellettuali. La nuova uscita si basa su un'idea estremamente efficace e mostra una serie di gag in cui cuochi, baristi e camerieri inizialmente poco attraenti si trasformano in perfetti amanti dopo aver preparato il cibo che la protagonista ingerisce con assoluto godimento. Ecco così che uno sgraziato e sporco pizzaiolo diventa una bomba sexy dopo aver maneggiato con abilità una pizza, ecco la protagonista che dopo aver ammirato la preparazione del sushi si sdraia nuda sul bancone con il pesce (ehm...) su tutto il corpo, ecco poi che - nella gag più truculenta del lotto - la ragazza trova talmente gustosa una birra da andare in bagno a odorare il water utilizzato dal barista. I fumetti di Meghan Turbitt sono pazzi e divertentissimi.



Meghan Turbitt, #foodporn


Dopo una campagna Kickstarter di cui ho già parlato in passato, Pat Aulisio ha iniziato a sfornare con la sua Yeah Dude Comics una serie di albetti spediti via posta in abbonamento. A fare da apripista è stato Stoner Alien, 16 divertentissime pagine con protagonisti un alieno e una tartaruga ninja balordi e strafatti, capaci di ricordare la serie tv Wilfred o i personaggi di Simon Hanselmann. Tuttavia Aulisio ha dei tempi comici tutti suoi: la scena della vecchietta che spiega all'alieno dietro al bancone dei salumi come affettare il prosciutto è assolutamente irresistibile. A Stoner Alien sono seguiti due albi entrambi di 12 pagine, ossia Find Me, Look For Me di Laura Knetzger, ancora sul tema dell'alieno ma declinato stavolta con sensibilità e grazia, e Iron Skull di Skuds McKinley, un lavoro grafico potente, che inizia con due pagine dedicate a una donna e conclude con citazioni dei Black Flag. Le ampie pennellate rimandano, per stessa ammissione dell'autore, a Paul Pope, ma la sua arte è comunque originale e intrigante. Intanto ha visto la luce in questi giorni Future Masterpiece di Victor Kerlow e Josh Burggraf, nuovo albo della sottoscrizione Yeah Dude, che però ancora non ho avuto la possibilità di vedere.
Rimaniamo nello stesso giro di autoproduzioni statunitensi con la Sacred Prism di Ian Harker. Mentre quelli della Yeah Dude sono albi di formato, foliazione e concept uno diverso dall'altro, Harker preferisce la regolarità di albetti di 16 pagine stampati in risografia utilizzando due colori. Proprio l'uso del colore è uno dei punti di forza di tutta la collana e trova magistrale espressione in Internet Comics di Maré Odomo, una serie di idee, note, frasi sul mondo della rete e dei social network, di cui è uscito quest'anno il secondo numero in giallo e blu. Anche Inés Estrada in CS ci regala un meraviglioso saggio sull'uso dei colori, in questo caso verde e rosa, mentre quella che è al momento l'ultima uscita, la seconda puntata di Blades & Lazers di Benjamin Marra, è un gustosissimo serial fantasy-futuristico con protagonisti due mercenari, uno specializzato nell'uso della spada e l'altro, appunto, dei laser. Sacred Prism è ormai garanzia di qualità e non rimane che aspettare i prossimi gioielli di casa Harker.



Maré Odomo, Internet Comics #2


Chiudo questa rassegna con un'anteprima, quella di Night Burgers, nuova antologia spillata edita dalla Negative Pleasure dopo Felony Comics e Revulsion e in attesa del terzo numero di Jeans. Al momento ho potuto vedere solo una preview in pdf, dato che l'albo è ancora in stampa, ma già così la nuova fatica di Harris Smith, editor e autore della copertina, fa vedere grandi cose dal punto di vista grafico. E di sicuro l'albo sarà ancora più affascinante una volta stampato, dato che utilizza colori fluorescenti e viene venduto insieme a degli occhiali prismatici "per una completa esperienza psichedelica". Nelle 24 pagine di Night Burgers troviamo fumetti e illustrazioni di Victor Kerlow, Anthony Meloro, Josh Freydkis, Josh Burggraf, Jason Murphy, Amy Searles e Ken Johnson. Tra tutti i lavori meglio riusciti sono a mio parere quelli del bravissimo Meloro e di Burggraf: il primo racconta nel suo solito stile pop-retrò la storia di una donna che diventa sensitiva quando mangia hamburger, il secondo dà vita a una rappresentazione del futuro esteticamente coloratissima ma oscura nei contenuti.
E detto questo, buone vacanze a tutti.


Josh Burggraf, Truly This Is Our Darkest Hour, Night Burgers 

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