di Sam Alden, Uncivilized Books, Minneapolis (USA), maggio 2014, 164 pagine b/n, brossurato, $ 11.99.
Ho già parlato più volte di Sam Alden e di recente ho cercato di presentare il suo lavoro in occasione della recensione di Wicked Chicken Queen. Non posso però evitare di tornare sull'autore di Portland, attualmente di base a Montreal, in occasione dell'uscita del suo primo libro, It Never Happened Again, edito da Uncivilized Books, casa editrice che sta costruendo un catalogo davvero impressionante.
All'interno troviamo Hawaii 1997, già pubblicata on line, e un pezzo inedito, Anime. Chi non ha mai visto un fumetto di Alden rimarrà sicuramente colpito dai disegni. Le sue matite riportano alla natura stessa del medium e nella loro purezza regalano l'impressione di essere davanti alla tavola originale. Le pagine sono piene di linee, di segni, di macchie grigie e nere. Il tratto non è né naturalista né realista. Quando in Hawaii 1997 i due bambini corrono sulla spiaggia diventano due figure astratte. La rappresentazione del cielo stellato ricorda invece l'impressionismo. Alden non cerca la verosimiglianza ma le emozioni del lettore. Il lato emotivo e comunicativo è il cuore della sua arte. Il rapporto tra artista e fruitore è incredibilmente diretto e anche limitandosi a guardare le sue tavole si ha la sensazione che siano state disegnate per ognuno di noi.
Poi ci sono ovviamente le storie, entrambe di altissimo livello. La prima, Hawaii 1997, è autobiografica e racconta un incontro notturno con una coetanea durante una vacanza fatta insieme ai genitori. Nel piccolo, goffo e spaventato protagonista, ritratto con occhiali quasi più grandi di lui, sono già presenti gli elementi che Alden avrebbe sviluppato nelle sue storie più mature, come le ottime Backyards e Household, e che tornano nella nuova Anime. Janet è una giovane guida turistica, alienata e infelice. La sera, tornata a casa, guarda i cartoni animati giapponesi insieme al ragazzo. La sua fissazione maniacale per gli anime la spinge a organizzare un viaggio in Giappone ma la vacanza non rappresenterà la svolta che aveva immaginato. La tematica e alcune situazioni ricordano Adrian Tomine, ma Alden ha comunque un approccio tutto suo al fumetto. La sua proprietà di linguaggio è evidente soprattutto nelle sequenze mute, che in entrambi i racconti sono collocate in posizione centrale e hanno il compito di rappresentare gli eventi chiave della narrazione, oltre che di fornire un elemento comune alle due storie, dando unità al volume. Così in Anime una serie di pagine mostrano i protagonisti e poi la sola Janet di spalle, in un'alternanza tra giorno e notte, e ci fanno vedere lo sviluppo della loro relazione e la successiva chiusura di Janet in se stessa. E quando i personaggi riprendono voce, i dialoghi non fanno che confermare ciò che l'autore ci aveva già abilmente mostrato con i soli disegni.
Ho trovato azzeccatissimi i finali, che ovviamente non vi anticipo. La frase con cui la bambina di Hawaii 1997 si rivolge all'autore da giovane è emblematica e racchiude il concetto stesso di malinconia. Anime ha invece una chiusura più enigmatica, che lascia un pizzico di speranza in una situazione apparentemente disperata. It Never Happened Again mostra come si possano realizzare fumetti fatti di sensazioni ed emozioni senza essere retorici né banali e incorona Sam Alden come uno dei grandissimi del fumetto contemporaneo.
Poi ci sono ovviamente le storie, entrambe di altissimo livello. La prima, Hawaii 1997, è autobiografica e racconta un incontro notturno con una coetanea durante una vacanza fatta insieme ai genitori. Nel piccolo, goffo e spaventato protagonista, ritratto con occhiali quasi più grandi di lui, sono già presenti gli elementi che Alden avrebbe sviluppato nelle sue storie più mature, come le ottime Backyards e Household, e che tornano nella nuova Anime. Janet è una giovane guida turistica, alienata e infelice. La sera, tornata a casa, guarda i cartoni animati giapponesi insieme al ragazzo. La sua fissazione maniacale per gli anime la spinge a organizzare un viaggio in Giappone ma la vacanza non rappresenterà la svolta che aveva immaginato. La tematica e alcune situazioni ricordano Adrian Tomine, ma Alden ha comunque un approccio tutto suo al fumetto. La sua proprietà di linguaggio è evidente soprattutto nelle sequenze mute, che in entrambi i racconti sono collocate in posizione centrale e hanno il compito di rappresentare gli eventi chiave della narrazione, oltre che di fornire un elemento comune alle due storie, dando unità al volume. Così in Anime una serie di pagine mostrano i protagonisti e poi la sola Janet di spalle, in un'alternanza tra giorno e notte, e ci fanno vedere lo sviluppo della loro relazione e la successiva chiusura di Janet in se stessa. E quando i personaggi riprendono voce, i dialoghi non fanno che confermare ciò che l'autore ci aveva già abilmente mostrato con i soli disegni.
Ho trovato azzeccatissimi i finali, che ovviamente non vi anticipo. La frase con cui la bambina di Hawaii 1997 si rivolge all'autore da giovane è emblematica e racchiude il concetto stesso di malinconia. Anime ha invece una chiusura più enigmatica, che lascia un pizzico di speranza in una situazione apparentemente disperata. It Never Happened Again mostra come si possano realizzare fumetti fatti di sensazioni ed emozioni senza essere retorici né banali e incorona Sam Alden come uno dei grandissimi del fumetto contemporaneo.
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