lunedì 3 febbraio 2014

Irene #3



AA.VV., Irene, Ottobre 2013, brossurato, 136 pagine, bianco e nero, A5, $ 13.

Irene è un'antologia realizzata per lo più da artisti provenienti dal Center for Cartoon Studies di White River Junction, nel Vermont, una scuola che negli ultimi anni sta sfornando un gran numero di talenti. Curata da dw, Andy Warner e Dakota McFadzean, Irene è nata alla fine del 2012 e da allora, cosa abbastanza inusuale per le antologie di alternative comics, sta uscendo con una certa regolarità. L'ultimo numero pubblicato, di cui ci occupiamo qui, risale allo scorso ottobre ed è un bel volumetto brossurato di 136 pagine contenente storie brevi intervallate da tavole di dw con tema la band Veronica & The Good Guys.
Vi do dunque conto dei contenuti del volume, soffermandomi su quelli che ho apprezzato di più. Apre le danze Alabaster, una cartoonist di Ridgewood, vicino New York, che qui riprende i personaggi della sua saga Mimi and the Wolves. Il fascino di Gin, oltre che dall'interessante e originale costruzione della pagina, è dato soprattutto dal contrasto tra i disegni, che sono graziosi in modo minimalista, e i contenuti profondi, a tratti crudi. Immagino non venga a molti l'idea di esplorare le difficoltà delle relazioni interpersonali raccontando la storia tra una bambina e un alpaca, ma Alabaster ci è riuscita perfettamente.



Tra i contributi migliori del lotto c'è senz'altro The Sasquatch in Brooklyn di Jess Worby. Disegnato con uno stile alla francese e scandito da un taglio giornalistico, racconta la ricerca del Bigfoot a New York, distinguendosi per l'uso della tecnica ink-wash, che diventa preponderante nella parte finale legando in maniera efficacissima forma e contenuto. Dopo il breve ma divertente Whut It Means di Mark Connery e Boatlife di Andy Warner, fotografia di un momento di passaggio per due adolescenti, arriviamo al suggestivo Nap Before Noon del cartoonist e filmaker libico Barrack Rima, un sogno rappresentato con stile cinematografico, in cui sagome spesso indefinite si muovono su sfondi neri e grigi. E' questo il contenuto che più si distacca dallo stile del resto del volume, anche perché a una parte grafica interessantissima unisce una storia onirica ma in grado di trattare temi politici e vicissitudini familiari dell'autore. 



Sicuramente più tradizionali sono i disegni di Dakota McFadzean nella successiva Ten Minutes' Break, scritta da dw: anche qui però i contenuti sono tutt'altro che convenzionali e i due ci fanno intravedere una storia di civilizzazione fantascientifica attraverso la pausa di due operai che non fanno che ripetere "Yeah man". E' invece un classico racconto divertente e di puro intrattenimento What're fiends for? di Ben Horak, seguito da due prove esclusivamente grafiche e senza parole, ossia Newton's Mist di Leif Goldberg e Find "Sleepy" di Dan Rinylo. In Edna II Sophie Goldstein riesce a essere misteriosa e al tempo stesso toccante. L'ambientazione è in qualche modo simile a quella scelta da dw e McFadzean, come simile è la tecnica di creare un futuro distopico indefinito che il lettore può appena intuire. Dance Yourself to Death di Luke Howard chiude il volume con la storia più dark del lotto, quella di un artista in crisi creativa pronto a tutto pur di ritrovare l'ispirazione.



Anche se la maggior parte degli autori coinvolti hanno uno stile cartoon o da strip, Irene è un'antologia eterogenea ed è impossibile trovare un elemento che accomuni tutti i contributi. Questo non pregiudica la sua riuscita, dato che le storie pubblicate sono ricche di idee e cercano di utilizzare il medium fumetto in modo non banale, spingendolo oltre le abitudini e le convenzioni cristallizzate nel corso del tempo, ma senza oltrepassare il confine della sperimentazione fine a se stessa. Il quarto numero è già in lavorazione e da lettore mi accontenterei che fosse al livello di questa ultima uscita.

Nessun commento:

Posta un commento