domenica 26 ottobre 2014

Pompei

di Toni Alfano, Neo Edizioni, Castel di Sangro (Italia), settembre 2014, brossurato, 136 pagine in bianco, nero e rosso, 17x23, euro 17.




Pittore e grafico milanese classe '77, Toni Alfano mostra la sua matrice culturale in Pompei, debutto a fumetti edito dalla Neo di Castel di Sangro. Si tratta di un libro illustrato senza una trama lineare, un viaggio dell'autore/protagonista dentro se stesso, alla ricerca di angosce esistenziali, incubi e paure da lasciarsi alle spalle. Il tutto raccontato con testi riflessivi, descrittivi, onirici, lirici e poetici, accompagnati da immagini stilisticamente diverse tra loro, provenienti da diversi periodi della produzione pittorica dell'autore. Pompei non è dunque da interpretare come un vero e proprio romanzo grafico ma piuttosto come un diario o uno sketchbook in cui l'autore presenta la poliedricità del suo stile tracciando un percorso non solo artistico ma anche esistenziale.
Il primo capitolo, Io non esisto, è anche il più affascinante dal punto di vista figurativo. Le riflessioni di un uomo giunto alla soglia dei trent'anni sono stemperate dai fumetti che troviamo all'interno delle illustrazioni, frasi secche che giocano con il linguaggio degli slogan, dei luoghi comuni, delle canzoni. Il modo di disegnare i volti ricorda Marco Nizzoli, le tavole sono ricche di particolari e richiamano le avanguardie artistiche di inizio Novecentro, mentre il rosso è utilizzato in maniera originale e dinamica. 





Transumanar riorganizzar, secondo capitolo del volume, mantiene l'uso del rosso ma svuota le pagine barocche del primo riducendole all'essenziale. Qui è il bianco a dominare, mentre i corpi e gli oggetti diventano contorni vuoti e stilizzati: dai piccoli quadri della prima parte siamo passati allo schizzo, a volte allo scarabocchio, ma non nel senso negativo del termine. Quando poi le tavole si riempiono di puntini, di quadretti, di arabeschi l'arte di Alfano risplende e ci regala alcune delle cose migliori del volume. La terza parte, Onironautica, è ben diversa da quanto visto in precedenza. Il rosso scompare a favore di un grigio capace di restituire un mondo ambiguo, indefinito, in cui sogni e ricordi di infanzia si uniscono e si confondono, mentre i testi danno vita a una sequenzialità finora inedita, con l'autore che smette di procedere per strappi trovando per la prima volta una dimensione narrativa. E' questa la sezione in cui Alfano riesce meglio a fare fumetto, cioè a mettere in relazione testo e disegni in modo efficace, ma è anche quella più ordinaria a livello grafico, simile a una serie di illustrazioni realizzate di recente e raccolte sotto il titolo di Anima Mundi. Arriviamo così alla quarta e quinta parte, intitolate rispettivamente Zeppelin e Molok. La sorgente. Qui l'autore riprende grosso modo lo stile iniziale, soprattutto nell'uso del rosso, ma le linee sono meno definite e abbondano i tratteggi della matita, assenti nel primo capitolo. Zeppelin è dominato dalla metafora del dirigibile e dall'immaginario orientale, mentre Molok giustappone scenari desolati, claustrofobici e marginali all'astrattismo della catarsi finale, che avrebbe meritato più spazio.
Graficamente ricco e complesso, Pompei mostra sotto altri aspetti la sua natura di opera prima. Alfano è molto più raffinato come illustratore che come scrittore e infatti i testi risultano spesso verbosi e sin troppo spontanei, come se fossero stati presi dal diario dell'autore e riversati direttamente sulla pagina: un maggiore lavoro di cesello non avrebbe guastato e avrebbe donato unità a un corpus confuso e disunito. Tuttavia nei cinque capitoli del volume l'artista milanese riesce a offrire un interessante campionario di approcci all'arte disegnata e a creare un'opera che riesce a essere atipica e stimolante.



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