Cerco di mettere ordine tra un po' di fumetti letti di recente scegliendone tre per una recensione collettiva. Partiamo dunque dal nuovo numero di Optic Nerve di Adrian Tomine, uscito a luglio per Drawn & Quarterly. Mi era piaciuta un paio di anni fa la decisione di Tomine di riprendere a pubblicare la serie nel classico formato dell'albo a fumetti, mentre tutti i suoi colleghi affermati si dedicavano a graphic novel compiute o avevano trasformato i loro comic book in libri a tutti gli effetti (come Chris Ware e Seth rispettivamente con Acme Novelty Library e Palookaville). Il numero 12 di Optic Nerve aveva portato nel settembre del 2011 una ventata di freschezza, soprattutto con la prima storia, A Brief History of the Art Form Known as "Hortisculpture", in cui Tomine faceva qualcosa di nuovo rispetto al passato per forma, tono e contenuto. Purtroppo questo nuovo numero è un passo indietro rispetto all'ultima prova, dato che, sempre a mio modestissimo parere, la storia portante Go Owls non è perfettamente riuscita. Go Owls unisce le tematiche care all'autore, ricordando soprattutto i numeri dal 5 all'11 di Optic Nerve (raccolti nei volumi Summer Blonde e Shortcomings), al tono ironico di Hortisculpture, creando però un mix che non appassiona e che dopo un'attesa di due anni lascia l'amaro in bocca. Anche la storia di una tavola che funge da copertina non risulta divertente come si vorrebbe. Meglio piuttosto rifugiarsi nelle otto bellissime pagine a colori di Translated, from the Japanese, che raccontano in forma epistolare un viaggio di una madre e del suo bambino dal Giappone agli Stati Uniti, sullo sfondo di una crisi familiare. Profondo, malinconico, introspettivo, il racconto non ci mostra mai i personaggi ma soltanto gli scenari in cui si muovono: qualcuno potrò anche considerarlo un esercizio di stile, ma per me è puro Tomine dei primi tempi con il tratto e i colori eleganti di oggi.
Da Brooklyn, dove ormai Tomine vive da qualche anno, ci spostiamo a Providence per incontrare Andrew White, promettente ventiduenne che ha pubblicato per la Retrofit Comics di Box Brown We Will Remain, albo di 48 pagine che raccoglie storie brevi legate sottilmente tra loro. We Will Remain è un'opera in parte immatura, ma pur nell'altalena di stili e tecniche e con un tratto ancora indeciso nel descrivere la figura umana, White ci dimostra di avere ottime idee e di poter essere considerato una promessa. Quel che mi piace di lui è la capacità di guardare oltre il realismo delle storie. Così dona un tono misterioso e magico a As Leaves Change Color, sfiora il metafisico nella storia che dà il titolo alla raccolta e addirittura sfoggia un tratto alla Kirby nell'interessante esperimento fantascientifico di Travel. Se riuscirà a creare il giusto mix tra intimismo e temi "altri", potrà fare grandi cose.
Tutt'altro tono per il primo numero di Alamo Value Plus, nuova serie edita dall'ottima Revival House Press e realizzata da Rusty Jordan, che per lo stesso marchio aveva già fatto uscire Buger Warz (con Levon Jihanian). Il tratto caricaturale e rotondo di Jordan è già perfettamente maturo e viene messo al servizio di una storia debitrice alla tradizione del fumetto underground quanto a Peter Bagge. Le prime battute ci mostrano un lungo dialogo tra il protagonista Baldo e i colleghi del grande magazzino in cui lavora. Ma basta aspettare pagina 8 per vedere partire un delirante flashback che occupa tutto il resto dell'albo, in cui Baldo racconta con tono esageratamente epico e assolutamente poco realistico la persecuzione subita dai nazisti durante l'infanzia, la prigionia e la fuga. Il finale riporta all'attualità e lascia presagire la resa dei conti tra il protagonista e la sua nemesi, il comandante Max Schidthed, ancora vivo e desideroso di vendetta. Alamo Value Plus si lascia leggere con piacere e promette bizzarri sviluppi.
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