martedì 6 maggio 2014

Youth Is Wasted



di Noah Van Sciver, AdHouse Books, Richmond (Virginia, USA), giugno 2014, 112 pagine, softcover, 7" x 10", $ 14.95. 

"Noah Van Sciver viene dal passato. E' il tipo di cartoonist che si vedevano negli anni '80. Genuinamente interessato ai personaggi, alle storie e a fare fumetti. Se fosse stato in giro a quei tempi sarebbe stato una star. Il ragazzo ha talento. E' probabilmente il prossimo Clowes o Crumb o Brown". La frase che avete appena letto è di Seth, l'autore di Palookaville, ed è pubblicata sulla quarta di copertina di Youth Is Wasted, il nuovo libro di Noah Van Sciver, in uscita a giugno e di cui ho potuto leggere un'anteprima grazie a Chris Pitzer dell'Adhouse Books. Seth mette l'accento su un fatto importante: Noah Van Sciver è un autore interessato ai personaggi, alle storie e ai fumetti. Gli americani direbbero che è uno storyteller, cioè uno che sa raccontare storie. Fuori dagli sperimentalismi, dai colori sgargianti e dai flirt con gli altri media che sono il pane quotidiano dei cartoonist di oggi, Van Sciver si concentra sulla narrazione e disegna in funzione di essa. Inoltre è incredibilmente prolifico, dato che ha pubblicato e sta pubblicando di continuo albi, mini-comics, graphic novel, sketchbook e la serie antologica Blammo, arrivata l'anno scorso all'ottavo numero. Proprio da Blammo sono tratte la maggior parte delle storie di Youth Is Wasted, che ospita anche brevi comics già visti in antologie e 1999, pubblicata in un albo singolo, da tempo esaurito, per Retrofit Comics. Se The Hypo, una storia lunga dedicata al giovane Abraham Lincoln e uscita per Fantagraphics, è l'opera più impegnativa di Van Sciver sino a oggi, Youth is Wasted è una sorta di "best of" e il modo ideale per conoscere uno dei migliori cartoonist contemporanei.



Nella gran parte delle storie qui presenti Van Sciver disegna la sua abituale galleria di personaggi bruttini, sfigati, a tratti sporchi, spesso con un ghigno sulla faccia tendente alla stupidità, che agiscono in un anonimo spazio urbano. Di solito sono dei loser, come Anthony di Abby's Road, Jesus in Who are you Jesus e Mark in 1999, tre storie divertenti ma anche amare, che rappresentano alla perfezione la produzione tipica dell'autore, in cui protagonisti a volte sempliciotti, a volte cinici e rancorosi si arrabattano tra mestieri umili e relazioni senza speranza, facendosi sempre fregare da una donna più furba di loro. Eppure è difficile non provare simpatia nei loro confronti, forse perché si mostrano senza indossare maschere, mettendo alla luce pensieri e impulsi che tutti noi tendiamo a nascondere. Because I Have To è invece un pezzo più profondo, sempre incentrato su un protagonista che ce l'ha con il mondo ma che non cerca la risata del lettore, proponendo una riflessione sulla morte venata di malinconia.



In altre pagine prevale una lettura autobiografica più chiara, anche se l'elemento personale non è mai diaristico ma, attraverso uno sguardo sarcastico, si unisce a storie sentite in giro e alla semplice fiction. Dai suoi sketchbook, di cui ho già parlato qui, e dalle note al termine di questo volume sappiamo che il cartoonist di Denver ha rotto con una ragazza un paio di anni fa. E così in Expectations il protagonista è Kramer, che incontra la sua ex di lungo corso a una festa tra amici. I dialoghi sono vividi e sembrano quasi reali, anzi forse lo sono. Ma Van Sciver non cade mai nel realismo puro e semplice. In Expectations la scena del party è dominata dal fantastico paragone tra una rottura sentimentale e un trasloco ed è incastonata tra due visite a Okane Park, un parco costruito su un cimitero ispirato a un luogo reale di Denver e dove Kramer incontrerà un fantasma. L'ironia cinica e il bizzarro sono sempre dietro l'angolo, rendendo l'autore un degno erede della tradizione underground. 



In I Don't Love Anyone, ispirato a un sogno, il tema della rottura viene ripreso con grande efficacia in una sola pagina. La ragazza protagonista è ubriaca e ripensa al suo ex, torna a casa triste e sola, ma quando si mette a letto si rende conto che con quel ragazzo è finita da tempo e che è entrata nell'appartamento dove vivevano mesi prima, ormai abitato da qualcun altro. I Don't Love Anyone mostra anche uno stile diverso rispetto al solito, con un tratto più fino, un lettering volutamente femminile e una protagonista che sembra uscita da Love and Rockets. E' questa una delle prove più raffinate a livello grafico di Van Sciver, a testimoniare una crescita stilistica sempre più evidente. Non a caso è tratta dal numero più recente di Blammo, proprio come The Wolf and The Fox, il migliore dei tre fumetti a tema fiabesco presenti nel volume, ricco di linee, dettagli, cornici. Tra le prove più estemporanee e puramente divertenti spiccano invece Punks Vs. Lizards, uno scontro tra lucertole giganti che cercano di dominare il mondo e i punk ultimo baluardo dell'umanità, Roommates, un manifesto di astio e misantropia, e la spassosissima It Can Only Get Better, che immagina la vita agiata e lasciva di un autore di fumetti nell'Ottocento.
Fatevi un regalo, leggete Youth Is Wasted.


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