giovedì 23 aprile 2015

Just Indie Comics è morto, lunga vita a Just Indie Comics

Questo blog è chiuso, d'ora in poi mi trovate all'indirizzo justindiecomics.com. I vecchi post rimangono on line per il vostro piacere o disinteresse. A risentirci sulle nuove frequenze.

This blog is closed, now you can find me at justindiecomics.com. The old posts are still on line for your pleasure or indifference. I hope to find you again at my new address.

domenica 22 marzo 2015

Una serata con Charles Burns



Giovedì 19 marzo la Libreria Giufà di Roma ha ospitato un incontro con Charles Burns, cartoonist statunitense che non ha bisogno di presentazioni. Burns, che i più conosceranno per la serie Black Hole, è arrivato a Roma per accompagnare la moglie Susan Moore, artista e insegnante di pittura, proprio come successe negli anni Ottanta, quando la coppia passò un paio di anni in Italia e Burns si unì al gruppo Valvoline. Più che un amarcord, la serata è stata l'occasione per far conoscere l'artista al pubblico romano, approfondendo il suo processo creativo e i temi dei suoi fumetti. A condurre la chiacchierata lo scrittore Francesco Pacifico, che fungeva anche da traduttore, mentre a occuparsi delle domande e delle digressioni sull'arte di Burns erano il critico di fumetti ed editor di Castelvecchi Alessio Trabacchini e il ben noto fumettista italiano Ratigher. Alla fine dell'incontro Burns si è trattenuto per ore a parlare con i lettori firmando dediche e soprattutto disegnando sketch, mostrando una disponibilità e una cordialità esemplari.

Alessio Trabacchini: Charles Burns è importante perché è un autore che sa raccontare la complessità. Ha trovato una forma narrativa e un segno per raccontare le ambivalenze, dei sentimenti, delle cose, del mondo. Vorrei chiedergli come è riuscito a raccontare in particolare un aspetto che nei fumetti è molto difficile da rendere, che è quello relativo al sesso, alla sessualità, alla bellezza e al desiderio. Penso che qui quasi tutti conosciamo le opere di Burns e lo associamo a qualcosa di molto estremo, o all'abiezione o a qualcosa di perverso: è vero a metà, perché in realtà Burns ha saputo raccontare benissimo la parte migliore dei sentimenti. Nelle opere di Burns e in particolare in Black Hole ci sono alcune delle rappresentazioni migliori del sesso che si possono trovare nei fumetti. E quindi vorrei domandargli qual è il suo approccio a questo aspetto della vita umana e alla sua rappresentazione.

Charles BurnsQuando nella mia vita sono riuscito a sentirmi a mio agio nell'esprimere qualcosa di veramente personale, ho voluto farlo cercando di essere il più possibile libero e aperto. La sessualità è nella vita di tutti, ma io non volevo fare qualcosa di totalmente gratuito o pornografico. Volevo che il sesso fosse una parte naturale della storia. In Black Hole per esempio ci sono delle scene molto forti ma la storia nel complesso non è gratuita, non è fatta per provocare o titillare il lettore. Mi piace l'idea di mettere in una storia di tre-quattrocento pagine dieci pagine focalizzate su qualcosa di molto forte, ma non di più. Ci sono stati dei momenti, mentre scrivevo, in cui pensavo "non so se la gente vuole vedere questo". Pensavo che la mia visione delle cose fosse troppo cupa ma volevo allo stesso tempo essere più onesto e aperto possibile. All'inizio non ne ero molto consapevole, ma nelle mie prime opere mi sono abbastanza censurato, avevo delle idee che erano molto forti e forse disturbanti ma mi trattenevo dall'esprimerle. Ho cercato in tutti i modi di superare quel blocco, di fare qualcosa di forte e onesto... Comunque non ho mai incontrato una donna con la coda... 

Ratigher: La mia prima domanda è simile ma su un altro aspetto. Io considero Burns il fumettista che più ha saputo raccontare l'occulto, il bizzarro. Se nel cinema c'è Lynch, nel fumetto c'è Burns, sono loro i custodi del mistero, dell'incubo, di tutto un mondo onirico e oscuro. Io immagino che lui abbia iniziato perché era attratto probabilmente dalle storiacce, dalle situazioni malsane, però visto il livello che ha raggiunto gli voglio chiedere se c'è stata una sorta di evoluzione tipo quella dei giochi di ruolo, cioè se da occultista, da amante delle cose bizzarre e oscure, senta di avere il potere di uno stregone, di poter far paura alle persone, di poter fare dei libri che abbiano delle forze oscure dentro.

BurnsPer qualche ragione le mie storie si muovono verso l'oscurità, ma io non voglio spaventare intenzionalmente qualcuno. Sin da piccolo sono stato attratto da un lato oscuro dell'America, un lato nascosto della cultura americana. C'è una facciata in cui tutto sembra a posto, ma sotto a questa c'è a volte un lato oscuro e nascosto. Sono stato sempre interessato a questa facciata e a ciò che rappresenta. Ed ero interessato anche alla realtà, la realtà in cui sono cresciuto, la realtà che sentivo mia e che non aveva niente a che fare con lo status quo e con la visione normale di una famiglia sicura e felice. Nessuna delle mie storie è molto felice.

Trabacchini: Un'altra cosa che volevo chiedere riguardava la linea. Ovviamente questo c'entra con il modo di raccontare che dicevo prima, perché per un autore di fumetti la prima scelta di stile per decidere come vuole raccontare è decidere il tipo di segno che utilizzerà. Il segno di Burns che conosciamo è netto, molto netto, con contrasti molto forti di bianco e nero, lo è diventato sempre di più nel corso degli anni ma era già abbastanza definito sin dall'inizio. Nonostante ci siano le ombre, questa è in qualche maniera una sua versione della linea chiara francese, un richiamo che nell'ultima trilogia diventa esplicito, perché c'è un mondo onirico in questi tre libri che è una sorta di mash-up fra la Tangeri di William Burroughs e Il Cairo che Hergé racconta ne Il granchio d'oro come scenario delle avventure di Tin Tin. Stavo riguardando poi questa cosa qua (mostra Echo Echo, una raccolta degli schizzi preliminari di Black Hole, ndr) che è interessante perché si capisce qual è il modo di arrivare alla linea chiara, cioè a partire da disegni che sono comunque un groviglio di segni, di incroci di linee, dove tutto è molto forte, molto istintivo, e questi disegni diventano quel segno di Black Hole che è così controllato da rimanere coerente, omogeneo per un'opera che è durata dieci anni. In realtà guardando le matite di Tin Tin sono molto simili, sono piene di segni, di linee incrociate, per arrivare a qualcosa di chiaro e preciso. E quindi è così che penso che la linea riesce a trattenere tante inquietudini, tante tensioni. Mi piacerebbe che ci parlasse di come si arriva a quel segno.

BurnsCredo che lo stile del mio lavoro emuli lo stile americano degli anni Cinquanta e Sessanta. Sin dall'inizio mi sono ispirato a Harvey Kurtzman, a Mad Magazine e a quelle meravigliose linee molto scure che si vedevano all'epoca. D'altro canto mi piacevano le splendide linee chiare di Hergé, il che è piuttosto insolito per un americano della mia generazione. Comunque rispetto alla linea chiara francese, il mio stile è più per una linea scura e spessa ottenuta con l'uso del pennello. Mi è stato fatto notare che anche Hergé quando disegnava aveva una linea molto grezza, molto aperta, che poi veniva distillata e distillata fino a diventare questa linea più specifica. Il libro che hai mostrato è una collezione di disegni preliminari, alcuni sono più puliti, altri più grezzi, molto gestuali. Partono da un'idea molto legata al gesto di disegnare e poi si raffinano via via che lavoro.




Ratigher: Anche io rimango su una domanda tecnica, ma che poi tecnica non sarà. Da fumettista in erba la cosa del lavoro di Burns che mi ha cambiato il modo di vedere i fumetti è stato il fatto che il suo disegno molto tecnico, che piace tanto e lo fa amare da un gran numero di persone, sia sempre un disegno in ogni vignetta narrativo. Anche nelle illustrazioni, quando disegna il volto di una persona, tu ti immagini la vita di quella persona, non è mai un disegno fermo e non è mai un disegno fatto per dare sfoggio della sua tecnica. Ogni pagina è molto studiata, con i bianchi e i neri perfetti, però ogni vignetta racconta sempre un pezzo di storia, non c'è un piacere fine a se stesso nel disegno. Quindi volevo chiedere se questa cosa è vera, se lo rispecchia e come ci ha lavorato.

BurnsPer me il fumetto è tutto incentrato sulla storia. So che la gente guarda il mio lavoro e dice "guarda questa linea", "guarda quanto è bravo a disegnare", ma dal mio punto di vista la storia è sempre l'elemento più importante. Raccontare la storia è un processo di distillazione continua, si inizia da una bozza e poi le idee e il lavoro vengono pian piano rifiniti. Ci sono momenti in cui voglio disegnare una bella immagine, ma se non è parte della storia non ci entra.

Ratigher: Ma è una cosa innata? Perché vista da fuori, ogni vignetta è disegnata in maniera eccelsa, però continua a essere narrativa, anche nelle sue storie vecchie. Voglio sapere se lui ci ha ragionato, perché l'alchimia è quasi solo sua, qui ci sono un sacco di lettori di fumetti e chiedo anche a loro se ci sono disegnatori così tecnici e al tempo stesso narrativi, a me viene in mente tra i grandi americani soltanto Robert Crumb, che ha un controllo del disegno sempre bello, sempre ricco ma sempre devoto alla storia. Quindi voglio sapere se per lui è stato uno sforzo oppure se ha culo e gli è venuto da quando è nato.

BurnsIo sono nato con... niente (in italiano, ndr). Credo che si siano dei cartoonist che partono da un aspetto visuale e altri che partono dall'aspetto letterario. Io ho cominciato dall'aspetto visuale e poi ho dovuto insegnare a me stesso il linguaggio dei fumetti per poter raccontare una storia. Quest'anno compirò sessant'anni e non ho ancora ben capito come si fa, ma comunque ci provo. Quando le parole e le immagini si combinano perfettamente, le immagini diventano invisibili. Il lettore si trova nel mondo della storia e non pensa più alla tecnica con cui è stata realizzata, non pensa "oh, che splendido disegno"... E' immerso. E' la stessa cosa che succede con i bei film o con i bei romanzi, con qualsiasi cosa. La tecnica diventa invisibile.

Pacifico: A questo punto ti chiedo se puoi darci degli esempi di film e romanzi in cui la tecnica è diventata invisibile. A me per esempio viene in mente l'ultimo film di Paul Thomas Anderson, Inherent Vice, in cui sembra che lui abbia cercato di proposito di cancellare tutta l'idea di un regista che fa le grandi scene per farci sentire solo la storia.

BurnsPer me è sempre impossibile indicare con precisione le cose che mi hanno influenzato. Potrei citare dei fumetti in particolare di cui mi piacciono la tecnica, la linea, l'aspetto, ma in realtà sono stato influenzato un po' da tutto. Io cerco di fare del mio meglio per raccontare la mia storia, non la storia di Ernest Hemingway o di Nabokov o di Murakami.

Ratigher: Quello che volevo sapere io, riallacciandomi alla domanda di prima, è sapere se Burns a volte si siede e fa un disegno che non sia un fumetto, che non sia narrativo. Se gli capita mai che magari gli piace un fiore e decide di disegnarlo.

BurnsMi piacerebbe farlo, ma no. Sfortunatamente il mio è un processo lentissimo. Per esempio, il mio amico Chris Ware mi ha raccontato che lui ha questo grande foglio di carta bianca, si mette seduto e inizia a disegnare. Questo per me è impossibile, io ho appunti su appunti e foglietti con piccoli disegni, schizzi, bozze. Il mio processo non è assolutamente naturale, è lento ed elaborato. Penso che la mia vita sarebbe molto più semplice se avessi un approccio più diretto ma non è possibile.

Valerio Bindi (fumettista italiano e curatore del Crack! Festival): Stavo già accennando prima a Burns quello che penso del suo lavoro, cioè che lui è profondo nella struttura della storia, che ha sempre molti livelli - il richiamo agli anni Cinquanta e Sessanta, l'adolescenza, il bosco, le metafore, i luoghi oscuri - e poi è invece quasi superficiale nel disegno e questa superficialità dà a questo mondo uno sguardo molto ampio. C'era questa riflessione che faceva Deleuze su Lewis Carroll, in cui diceva che Lewis Carroll è ampio e non è profondo. Burns usa tutte e due le armi e in questo modo ha un segno molto affascinante. Per la mia generazione lui non è il disegnatore dell'inquieto e dell'oscuro ma il disegnatore che ha portato le tematiche anni Cinquanta verso il mondo dell'underground. Io e il mio gruppo di disegnatori che negli anni Novanta cominciavano a fare fumetti, come il Professor Bad Trip, trovavamo in lui una rilettura dei racconti dell'underground in una chiave fredda, sintetica e chiara che era proprio il nostro sentire degli anni Ottanta e Novanta. Adesso però mi sembra che l'underground si sia spostato, mi sembra che il movimento dell'underground nel fumetto in questo momento parli europeo, mi sembra che l'America sia in qualche modo seguendo le nostre cose. Volevo sapere che cosa ne pensa lui, se vede un underground oggi e se sì dove lo vede.

BurnsL'undergound per me significava avere tredici-quattordici anni e scoprire Robert Crumb e i fumetti che guardavano oltre il mondo commerciale, in cui gli autori cercavano di esprimere se stessi. All'inizio i fumetti underground dovevano essere per forza trasgressivi, perché essere underground voleva dire occuparsi di sesso, droga, politica. Adesso è diverso, perché ormai è dato per scontato che chiunque può scrivere qualcosa di veramente personale senza doversi preoccupare di appartenere a un genere predefinito... Non so se il mondo dei fumetti underground è mai esistito realmente. L'underground sembra un qualcosa di difficilmente accessibile, ma da ragazzino mi bastava semplicemente salire su un autobus e andare in un negozio per comprare Zap, i fumetti di Crumb o qualsiasi fumetto hippy e più tardi punk. Mi piace l'idea che qualche ventenne non sappia chi è Robert Crumb o chi sono io e che guardi a qualcosa di nuovo, muovendosi in altre direzioni. Non c'è nessuna necessità di conoscere i classici. Non sono interessato ai giovani artisti che citano continuamente le loro influenze. E' un piacere quando le cose vanno avanti, progrediscono. Anni fa ricordo che il mio caro amico Art Spiegelman mi disse che noi dovevamo superare Will Eisner, guardare oltre. L'underground è qualche ragazzo di diciassette, diciotto, diciannove o anche vent'anni che non ha mai sentito parlare di me.



martedì 10 marzo 2015

Un weekend al Fumetto Festival



Tardi, il pop artist norvegese Pushwagner, l'Herr Seele di Cowboy Henk, il duo Goblet-Pfeiffer e l'arte svizzera del rock sono i principali protagonisti del nuovo Fumetto Festival di Lucerna, evento iniziato sabato 7 marzo e che proseguirà fino a domenica 15. Simile per molti versi al nostro BilBOlbul, Fumetto è un evento che trova sfogo in lungo e in largo per le vie della città svizzera, con una considerevole quantità di mostre, tutte interessanti e allestite in modo assolutamente perfetto presso musei, spazi industriali, alberghi, gallerie d'arte, edifici storici e via dicendo. A paragone lo Small Press Heaven, luogo di ritrovo presso il centralissimo Kornschütte, è un evento secondario, pur offrendo una ventina di tavoli di fumetti indipendenti e autoprodotti, con espositori diversi nei due weekend della manifestazione. Sempre presso il Kornschütte la libreria Analph di Zurigo gestisce un negozio temporaneo con un'ottima scelta di titoli, anche se il cambio del franco svizzero non aiuta certo noi italiani. A seguire una cronistoria fotografica dei miei due giorni nella patria di Carl Gustav Jung, Stéphane Chapuisat e Ursula Andress. Iniziamo dunque con un po' di foto fatte sulla strada per il festival e che non c'entrano niente con i fumetti...








Si arriva quindi al già citato Kornschütte, sede centrale del festival e del Small Press Heaven, che ospitava in questo primo weekend stand da tutta Europa, tra cui quelli di Ampel Magazine, B.ü.L.b Comix, Centrala, Hécatombe, kuš!, Misma e così via. A rappresentare l'Italia la Hollow Press con tanto di Ratigher e i due nuovi volumi Industrial Revolution and World War di Shintaro Kago e Tetsupendium Tawarapedia di Tetsunori Tawaraya (qui la mia anteprima). Il prossimo weekend ci saranno invece Inuit, Teiera, Strane Dizioni e Hurricane Ivan.








Ed eccoci dunque alle mostre. Impressionante quella di Tardi, che doveva essere presente all'evento, anche se alla fine la sua presenza è stata posticipata al prossimo fine settimana, quando leggerà pagine dai suoi fumetti nel "musical comic reading" pacifista Putain de guerre e si presterà anche a una sessione di firme presso il Kunstmuseum. Comunque la Neubad, ex piscina dalle atmosfere industrial, ospita un'imponente retrospettiva del suo lavoro, a partire dai fumetti sulla prima guerra mondiale, con tanto di effetti ottici e sonori a ricreare l'atmosfera dei bombardamenti, passando per gli adattamenti dei noir francesi di Malet e Manchette, per il lavoro sulla serie Le Cri du peuple e sull'albo Ici Même scritto da Jean-Claude Forest e naturalmente concludendo con alcune tavole originali della saga di Adèle Blanc-Sec, tratte anche dal primo storico episodio Adèle et la bête datato 1976. In altre parole la storia del fumetto davanti agli occhi, con i vertici massimi per me rappresentati da Adèle, pietra miliare del fumetto d'avventura al pari di Tin Tin, e dalla capacità nel ricreare le atmosfere di Parigi, tra edifici disegnati nei minimi dettagli, ponti, ombre e la pioggia quasi onnipresente nei noir, tutti particolari che è davvero fantastico ammirare dal vivo.










Davvero imperdibile anche la mostra di Pushwagner, artista norvegese presente alla manifestazione, focalizzata in larga parte sul suo Soft City, capolavoro a fumetti dei primi anni '70 che vi consiglio di approfondire se ancora non l'avete fatto. Si tratta di un'allucinante parabola sull'esistenza umana raccontata attraverso la giornata tipo di un uomo come tanti. E sono proprio le scene in cui dal privato si passa al pubblico, osservando tutti i personaggi che compiono le stesse ripetitive azioni (salutano la moglie, salgono in macchina, parcheggiano, vanno a lavorare) che colpiscono per la potenza della rappresentazione, dato che l'artista ha riprodotto con dedizione e quasi ossessione file e file di persone, macchine, finestre, edifici, comunicando un senso di angoscia e oppressione con incredibile efficacia. Purtroppo non ho potuto fare foto (al Kunstmuseum non perdonano...), quindi vi propongo qui di seguito qualche immagine dalle altre mostre, a partire dalle due dedicate al belga Cowboy Henk, divertentissimo e imitatissimo fumetto di Kamagurka e Herr Seele, quest'ultimo altro ospite di Fumetto e pronto a incontrare i lettori nella hall dell'Hotel Schweizerhof.








Notevole anche l'allestimento della mostra di Dominique Goblet e Kai Pfeiffer, autori della graphic novel Plus si entente uscita per i belgi di Fremok. L'idea di base della storia, incentrata su una donna che dopo il divorzio passa le sue giornate sui siti web di incontri, è ben rappresentata nella sala principale, una sorta di "giardino dell'amore" popolato da volti, espressioni, oggetti, suoni dei potenziali partner della protagonista. Nella seconda sala trovano invece spazio alcune tavole originali dall'opera, caratterizzata dalla poliedricità di stili e soluzioni grafiche, tanto che sembra realizzata non da due ma da almeno una decisa di artisti.




La Kunstalle ospita invece Die Not Hat Ein Ende - The Swiss Art of Rock, un viaggio tra gli artisti svizzeri che hanno realizzato copertine di LP, illustrazioni e manifesti per gruppi prog, hard rock, punk, garage, new wave e noise, dall'inevitabile H.R. Giger a Cédric Magnin, Dirk Bonsma e tanti altri.






E a questo punto da Lucerna è tutto, per altri dettagli sulla manifestazione, che vi ripeto è ancora in corso, potete consultare il sito e la pagina Facebook di Fumetto, dove trovate anche tante altre foto. 

domenica 1 marzo 2015

Industrial Revolution, World War e un Tetsupendium





Torna l'italiana Hollow Press ma questa volta non con un nuovo numero di Under Dark Weird Fantasy Grounds (previsto comunque per l'inizio di aprile), ma con due nuove pubblicazioni che saranno presentate in anteprima il 7 e l'8 marzo al Fumetto Festival di Lucerna ed entrambe di autori giapponesi, Industrial Revolution and World War di Shintaro Kago e Tetsupendium Tawarapedia di Tetsunori Tawaraya, già visto all'opera su UDWFG
Il libro di Kago è un incubo distopico in cui l'uomo è ridotto a una macchina, il cervello è un mezzo per impartirgli comandi e il suo corpo un'arma, mentre a darsi battaglia in uno scenario architettonicamente imponente sono due fazioni tutt'altro che umane. I corpi si intrecciano agli edifici, la violenza al sesso, l'horror all'humor, secondo lo stile tipico dell'autore di Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?, edito da 001 Edizioni e premiato all'ultima Lucca Comics. Industrial Revolution and World War esce in formato A4, 32 pagine con hardcover, edizione limitata a 350 esemplari. Potete ordinarlo sul sito della Hollow Press (fino all'11 marzo c'è anche lo sconto), dove sono in vendita anche le tavole originali, di cui trovate due esempi qui sotto.







Tetsupendium Tawarapedia raccoglie invece il meglio dell'opera dell'autore dal 2002 al 2012. Se ho definito lo stile adottato da Tawaraya su UDWFG un "pointillisme underground", questa volta la gamma di soluzioni è ben più varia. La lunga sequenza di illustrazioni e storie brevi (con testi in inglese) ci permette di apprezzare la crescita stilistica dell'autore giapponese, oltreché di entrare ancor più a fondo nei suoi incubi mutanti, tra esseri alati, figure umane decostruite, monoliti, zombie, teschi, bambini con troppe braccia e troppe gambe. 





L'atmosfera è ben diversa da quella del libro di Kago, ma anche qui c'è un lavoro sul corpo umano, ridefinito e a volte violentato, che accomuna le due opere targate Hollow Press. Anche il Tetsupendium, 400 pagine in bianco e nero in formato A5 e limitato a 500 copie, è disponibile in pre-order a un prezzo speciale fino all'11 marzo. 


sabato 14 febbraio 2015

Labyrinthectomy/Luncheonette





di Chris Cilla, Revival House Press, New York (Usa), Novembre 2014, 32 pagine, bianco e nero, $ 4.99. 


Labyrinthectomy/Luncheonette è un albetto realizzato da Chris Cilla per la Revival House Press di New York. Il titolo si riferisce ai due lati del comic book, occupati da due storie distinte che si ricongiungono nella pagina centrale in un'unica ambientazione. Cilla è da oltre vent'anni sulla scena fumettistica indipendente, ha pubblicato su Paper Rodeo, Kramers Ergot, Studygroup Magazine e ha fatto uscire una lunga serie di albetti autoprodotti o stampati da piccole case editrici, oltre al volume The Heavy Hand per Sparkplug. Disegna tipi strani dotati di nasi enormi, poliziotti, fricchettoni e drogati usando un tratto rotondo tipicamente underground, ma ciò che più stupisce è il modo in cui porta avanti la narrazione, un flusso di coscienza quasi letterario, a volte espresso attraverso lo stratagemma della libera associazione di idee, altre tramite una polifonia di voci che danno vita a rimandi, flashback, flashforward, frasi a effetto e puro nonsense. Il tono è leggero e scanzonato, ma in quanto a soluzioni narrative sembra di essere davanti a un libro di William Burroughs o Thomas Pynchon, autori richiamati anche in alcuni personaggi e situazioni, il primo più in Labyrinthectomy - dove troviamo uomini senza arti che sputano acini d'uva, cervelli dotati di mani e piedi che escono dalla bocca dell'autore, donne che inscenano finti suicidi - il secondo più in Luncheonette, popolato da cani antropomorfi vestiti da investigatori privati, cuochi hippie, poliziotti reazionari. 




E così tra originali teorie teologiche e singolari considerazioni su temi esistenziali arriviamo al finale, in cui i personaggi delle due storie si incontrano in un minigolf a forma di "cubo di tofu", mentre fuori impazza (letteralmente) uno strano evento solare. La splash page centrale fa coesistere quasi tutto il cast del comic book proponendo una suddivisione dinamica della pagina, con un caos organizzato che sviluppa i fili della narrazione in senso diagonale piuttosto che secondo le coordinate orizzontali/verticali a cui siamo abituati. L'effetto finale è straniante nello stesso modo in cui è straniante osservare la vita di tutti i giorni con occhi diversi, senza dare nulla per scontato. E forse è proprio questo il nucleo centrale dei fumetti di Cilla, l'opposizione sempre marcata tra ambientazioni ordinarie - spesso anche degradate - e personaggi bizzarri che danno vita a situazioni improbabili. Se siete un cervello con mani e piedi o un insetto che legge il giornale sulla tazza del cesso avete capito cosa intendo.


domenica 1 febbraio 2015

15 fumetti per il 2015 - Terza Parte


Terza e ultima parte di questa rassegna sulle uscite più intriganti del nuovo anno. Se non l'avete già fatto date un'occhiata alla prima e alla seconda parte.




11) Gulag Casual di Austin English - Altra bella operazione della 2D Cloud di Minneapolis, che a novembre farà uscire una corposa raccolta delle storie di Austin English, cartoonist dallo stile originale, più vicino alle avanguardie storiche che al fumetto indie. Gulag Casual raccoglierà le già pubblicate The Disgusting Room, My Friend Perry e Here I Am!, più due storie completamente inedite, Freddy's Dead, una commedia thriller in cui English sperimenta l'uso della grafite, e A New York Story, che promette di unire come mai prima lo stile pittorico dell'autore con una storia forte, dedicata all'amico e collega Dylan Williams, scomparso nel settembre 2011.





12) The Weight di Melissa Mendes - Di recente ospite al Bilbolbul di Bologna insieme a Charles Forsman, di cui ho parlato nella prima parte di questo speciale, Melissa Mendes è autrice della serie Lou per la Oily Comics e della graphic novel Freddy Stories. La nuova fatica della Mendes, The Weight, è un webcomic pubblicato gratuitamente on line ma che è possibile anche sostenere economicamente su Patreon. In cambio si riceverà anche la versione cartacea della storia, che segue le vicende di una donna chiamata Edie, a partire dalla nascita nel 1938 in un'area rurale dello stato di New York. Metà fiction metà memoir basato sul diario del nonno dell'autrice, sin dal primo capitolo The Weight sembra destinato a diventare un grande romanzo americano a fumetti.




13) Blodappelsiner di Berliac - Berliac è un artista argentino che da qualche tempo si è messo a disegnare manga, stabilendosi a Berlino dopo un periodo passato in Norvegia. Sarà proprio la norvegese Jippi Comics a far uscire il prossimo giugno la sua nuova fatica, che racconta le vicende di Roar Mariero, uno scrittore e criminale vagamente ispirato alla figura di Jean Genet. Le 96 pagine della storia seguiranno il protagonista dalla sua infanzia in Scandinavia fino ai suoi viaggi in giro per il mondo, focalizzandosi sul periodo trascorso in una prigione russa e soprattutto sul suo crimine principale, la letteratura. I testi saranno in norvegese, mentre per l'edizione in spagnolo, pubblicata dagli argentini dell'Editorial La Pinta, bisognerà aspettare qualche mese in più. Ancora da definire un'eventuale versione in inglese o, meglio ancora, in italiano. Incrociamo le dita e speriamo di poter leggere al più presto questo nuovo passo in avanti di un artista da tenere assolutamente d'occhio (ho parlato qui del suo splendido mini kuš!).






14) š! #20 - E a proposito di š! e affini, dopo l'ottavo numero dedicato alla scena finlandese l'antologia lettone tornerà il prossimo 19 febbraio a ospitare artisti di una sola nazione, in questo caso il Portogallo. Il titolo della raccolta, Desassossego, è ripreso da Fernando Pessoa e il tema dei contributi selezionati dal team di š! e dal guest editor Marcos Farrajota del collettivo Chili Com Carne è l'inquietudine. I fumetti sono invece opera di Amanda Baeza, André Lemos, André Pereira, Bruno Borges, Cátia Serrão, Daniel Lima (autore della copertina in alto), Daniel Lopes, Filipe Abranches, Francisco Sousa Lobo, Joana Estrela, João Fazenda, Marta Monteiro, Milena Baeza, Paulo Monteiro, Pedro Burgos, Rafael Gouveia e Tiago Manuel... E dalle prime immagini diffuse sul sito sembrano come al solito graficamente stuzzicanti e stimolanti.






15) Mighty Star and the Castle of the Cancatervater di A. Degen - Il prossimo aprile Koyama Press raccoglierà in un volume di 172 pagine il Mighty Star di A. Degen, un affascinante viaggio in un universo barocco e al tempo stesso cartoon, che unisce suggestioni fumettistiche tra lo Starman di James Robinson e l'Astro Boy di Osamu Tezuka ad atmosfere degne di Meliès, dei maestri dell'espressionismo tedesco o anche del Batman di Tim Burton. Aspettandone l'uscita potete intanto procurarvi The Philosopher, una sorta di compendio a Mighty Star uscito qualche mese fa per Snakebomb Comix.

mercoledì 14 gennaio 2015

15 fumetti per il 2015 - Seconda parte



Seconda parte della mia rassegna sui fumetti del nuovo anno. Noterete che ho escluso qualche "solito noto" di cui mi sono occupato a più riprese per lasciare spazio a fumettisti meno conosciuti in Italia. Potete leggere la prima parte qui.







6) Ur di Eric Haven - La Adhouse Books ha già iniziato il suo 2015 con Ur, una raccolta di storie brevi di Eric Haven che esce proprio in questi giorni negli Usa e di cui ho potuto leggere un pdf in anteprima. Assolutamente geniali ed esilaranti, i fumetti di Haven mixano la parodia dei supereroi, la vecchia scuola underground, le visioni di Fletcher Hanks, i ritmi delle newspaper strip e... la diarrea esplosiva. Il tutto con il gusto per l'assurdo, il paradosso e l'esagerazione che costituisce il vero leitmotiv del volume. Per capire meglio di cosa sto parlando vi rimando al sito dell'autore, dove trovate alcuni dei fumetti contenuti in Ur, e alla recente intervista a Haven pubblicata da Robot 6.






7) Infinite Bowman di Pat Aulisio - Arriverà in primavera da Hic & Hoc Publications la raccolta definitiva del Bowman di Pat Aulisio, un 2001 Odissea nello spazio in cui lo stralunato astronauta David Bowman (vi ricorda qualcuno?) vive incredibili avventure tra cavalli con la testa di Garfield e robottoni giganti. Il volume raccoglierà i già visti Bowman, Bowman 2016 Bowman Earthbound, concludendo il tutto con un nuovo capitolo di ben 75 pagine del tutto inedite, in cui il tratto underground e sempre più dettagliato di Aulisio ci mostrerà il protagonista nei panni di un rivoluzionario generale dell'armata di Satana.






8) Treasury of Mini Comics Vol. 2 - Dopo Newave! e il primo volume di Treasury of Mini Comics, le raccolte antologiche curate da Michael Dowers per Fantagraphics arrivano ai giorni nostri, esplorando le diramazioni più recenti di quella che viene definita come una "subcultura basata sulla vendita e sullo scambio di piccoli libretti fatti a mano". Il nuovo mini-cartonato, già disponibile negli Stati Uniti, avrà come di consueto più di 800 pagine e ospiterà tra gli altri i lavori di Trina Robbins, Marc Bell, Tom Hart, J.R. Williams, Pat Moriarity, Renée French, Johnny Ryan, Jeffrey Brown, Jim Rugg, Lisa Hanawalt, Souther Salazar e Theo Ellsworth. 





9) A Mysterious Process di GG - "Hi, my name is GG. I am a reclusive author. I make comics and things in my bedroom". Così lo scorso maggio un autore/autrice di nome GG inaugurava il suo Tumblr, dando vita subito dopo al sito Ohgigue, dove sono disponibili anche le versioni cartacee delle sue storie "vagamente autobiografiche". Arrivato secondo alla Comics Workbook Composition Competition del 2014 con l'ottima Semi-Vivi, GG sta pubblicando sul sito di Frank Santoro il nuovo e suggestivo A Mysterious Process, un fumetto che sembra un film girato in cinemascope, con tanto di sottotitoli a scandirne i dialoghi. Aspettandone la stampa, prevista per maggio, potete intanto tuffarvi nell'affascinante universo di questo enigmatico artista.






10) Kovra #6 - 224 pagine in spagnolo e in inglese per la nuova antologia delle Ediciones Valientes, che dalle immagine viste in rete si candida a essere la migliore della serie. Disponibile proprio in questi giorni, questo volume in formato A5 ospita nuovi lavori di Amanda Baeza, Berliac, Cegado, Leo Quievreux, Pedro Franz, Ulli Lust, Victor Dvnkel e tanti altri. Uno sguardo diverso sul fumetto indipendente, tra Europa e Sud America, Kovra sta diventando una delle antologie più interessanti del vecchio continente.